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Direttiva CSDDD: impatti su grandi imprese e opportunità per le PMI italiane

Scopri come la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) influenzerà le filiere produttive e quali opportunità riserva per le PMI italiane.
  • La CSDDD sarà legge dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione, imponendo nuove responsabilità alle grandi imprese sulle questioni di sostenibilità ambientale e sociale.
  • Le PMI italiane potrebbero beneficiare della direttiva, poiché le multinazionali potrebbero preferirle rispetto ai fornitori esteri a basso costo ma con profili di rischio elevati.
  • Il decreto legislativo che recepisce la CSRD imporrà nuove regole di rendicontazione per la sostenibilità, applicabili dai report pubblicati nel 2025 relativi all'esercizio 2024.
  • Le sanzioni per il mancato deposito della dichiarazione non finanziaria vanno da 20.000 a 100.000 euro, mentre per dichiarazioni non veritiere da 50.000 a 150.000 euro.

Il 5 luglio 2024 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), nota anche come Supply Chain Act, con la direttiva (UE) 2024/1760 del 13 giugno 2024. Questa normativa, che diventerà legge a partire dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione, rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità delle filiere produttive e impone nuove responsabilità alle grandi imprese e opportunità per le PMI italiane.

La CSDDD si inserisce in un quadro normativo più ampio che include anche la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e i principi ESRS, rafforzando le norme di rendicontazione sulla sostenibilità in termini di aspetti ambientali, sociali e di governance. Le grandi imprese saranno ora responsabili per gli impatti negativi, reali o potenziali, delle loro attività e delle loro relazioni commerciali con fornitori e subfornitori.

Implicazioni per le grandi imprese e le PMI

La CSDDD rende le imprese responsabili per gli impatti negativi sull’ambiente e sui diritti umani derivanti dalle loro attività e dalle relazioni commerciali con fornitori e subfornitori. Ad esempio, un’azienda che utilizza legno, cacao, litio, cotone o principi attivi per la farmaceutica deve considerare l’impatto sull’equilibrio degli ecosistemi, la deforestazione, l’inquinamento, la parità di retribuzione e il lavoro minorile.

Le grandi società dovranno attivarsi per limitare i rischi e mantenere fornitori che rispondano alle richieste di informativa sulle questioni di sostenibilità ambientali e sociali, fornendo certificazioni adeguate. Per le PMI italiane, questa direttiva potrebbe rappresentare un’opportunità, poiché le multinazionali potrebbero preferirle rispetto ai fornitori esteri a basso costo ma con profili di rischio elevati.

Il tema è particolarmente caldo dal punto di vista reputazionale, come dimostrato dalle recenti inchieste e provvedimenti restrittivi che hanno coinvolto aziende nel settore della moda come Manufactures Dior, Giorgio Armani e Alviero Martini.

La battaglia politica sulla CSDDD

Il testo della direttiva è il risultato di una lunga battaglia politica che ha visto divisi i Paesi europei e le associazioni di categoria, preoccupati per le ricadute delle norme sui costi di approvvigionamento industriale e per le probabili spinte inflazionistiche. Queste preoccupazioni sono state stemperate nell’ultima versione della direttiva, grazie all’applicazione graduale e proporzionale della CSDDD, frutto anche dell’intervento del Governo italiano che ha negoziato una soglia dimensionale più alta per le imprese soggette a compliance in cambio del voto favorevole nella fase finale in Consiglio.

Bilancio di sostenibilità: nuove regole e sanzioni

Il governo italiano sta lavorando per recepire a livello nazionale le nuove regole europee sui bilanci di sostenibilità. Entro luglio dovrebbe essere approvato lo schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sul Corporate Sustainability Reporting (CSRD, direttiva UE 2464 del 2022). La normativa imporrà alle imprese nuove regole di rendicontazione per la sostenibilità, applicabili a partire dai report pubblicati nel 2025 (relativi all’esercizio 2024).

Lo schema di decreto rafforza e estende gli obblighi di rendicontazione delle informazioni non finanziarie imposti alle imprese dal decreto 254/2016, che aveva recepito la Non-Financial Reporting Directive (NFRD) del 2014. Le principali novità includono l’introduzione del principio della doppia materialità, che richiede di rendicontare sia l’impatto delle imprese sulle questioni ambientali sia gli aspetti delle performance aziendali.

Un altro punto critico riguarda le sanzioni. Il decreto 254/2016 prevede sanzioni amministrative per amministratori e sindaci, da 20.000 a 100.000 euro per il mancato deposito della dichiarazione non finanziaria, e sanzioni da 50.000 a 150.000 euro per dichiarazioni non finanziarie non veritiere. Prima che lo schema di legge approdasse nelle Commissioni parlamentari, diverse associazioni di categoria avevano indirizzato al governo una lettera congiunta per la revisione del regime sanzionatorio.

Le imprese al passo del mercato

Le grandi imprese svizzere di diversi settori, secondo il Codice delle Obbligazioni, devono essere trasparenti nelle loro attività e sono obbligate a pubblicare una relazione sui rischi ambientali, sociali, sui diritti umani e sulla lotta contro la corruzione. Il 26 giugno scorso, il Consiglio federale ha manifestato l’intenzione di allineare le leggi sulla sostenibilità aziendale al diritto internazionale.

Il governo svizzero ha deciso di avviare consultazioni sulle nuove disposizioni relative all’obbligo di rendicontazione, in linea con il diritto europeo, per modificare il Codice delle Obbligazioni. La Svizzera obbligherà un numero maggiore di aziende a redigere un Bilancio di sostenibilità per rendicontare i rischi delle loro attività in termini ambientali, di diritti umani e di lotta alla corruzione, chiedendo alle aziende di affrontare queste tematiche attraverso una strategia di sostenibilità.

L’analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR) prevede che fino a 50.000 imprese potrebbero essere coinvolte. La Svizzera richiederà la rendicontazione sulla sostenibilità alle aziende che soddisfano due criteri: oltre 250 collaboratori, 25 milioni di franchi di somma di bilancio o 50 milioni di cifra d’affari. Il Consiglio federale propone di inasprire i criteri e di porre l’accento sulla verifica esterna, imponendo l’obbligo di far verificare le relazioni da un’impresa di revisione esterna o da un organismo di valutazione di conformità.

Le imprese devono:

  • Avere un’accurata analisi dei rischi e delle opportunità delle loro attività in ambito sociale e ambientale.
  • Avere una strategia di sostenibilità per controllare i rischi e le opportunità, eliminare, minimizzare e prevenire i rischi sociali e ambientali.
  • Redigere annualmente un Bilancio di Sostenibilità che rifletta gli sforzi aziendali in linea con gli standard internazionali.
  • Affidarsi a esperti del mestiere per creare e controllare la strategia e i Bilanci di sostenibilità, assicurandosi di essere compliant con l’ordinamento svizzero e il diritto internazionale.

Per le aziende svizzere, l’aria sta cambiando. È indispensabile fronteggiare le richieste e gli obblighi imposti dall’esecutivo federale e dal mercato (clienti e fornitori). Prevenire, come dice il vecchio adagio, è meglio che curare.

Bullet Executive Summary

La recente pubblicazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e le nuove regole di rendicontazione della sostenibilità rappresentano un cambiamento significativo per le grandi imprese e un’opportunità per le PMI italiane. Le aziende dovranno ora affrontare nuove responsabilità in termini di impatti ambientali e sociali, con un’attenzione particolare alla trasparenza e alla rendicontazione.

In sintesi, la transizione ecologica richiede un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza da parte delle imprese. La sostenibilità non è solo un obbligo normativo, ma anche un’opportunità per migliorare la reputazione aziendale e creare valore a lungo termine. Le aziende devono adottare strategie di sostenibilità che considerino non solo i rischi, ma anche le opportunità di innovazione e crescita.

Inoltre, è fondamentale comprendere che la sostenibilità non riguarda solo l’ambiente, ma anche gli aspetti sociali e di governance. Le imprese devono essere pronte a rendicontare in modo trasparente e accurato, coinvolgendo tutti gli attori della filiera produttiva. Solo così sarà possibile costruire un futuro più sostenibile e responsabile per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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