E-Mail: [email protected]
- La produzione di rifiuti speciali in Italia è diminuita di 2,1%, con una riduzione di oltre 3,4 milioni di tonnellate rispetto al 2021.
- Il settore delle costruzioni e demolizioni ha generato 80,8 milioni di tonnellate, rappresentando il 50% della produzione totale di rifiuti speciali.
- La Lombardia è la regione con la maggiore produzione di rifiuti speciali, con 35,3 milioni di tonnellate, pari al 21,9% del totale nazionale.
Il panorama della gestione dei rifiuti speciali in Italia ha subito significative trasformazioni nel 2022, influenzato da vari fattori economici e geopolitici. Il conflitto in Ucraina e la crisi energetica hanno avuto un impatto rilevante sull’economia italiana, portando a una riduzione della produzione di rifiuti speciali rispetto al 2021. Secondo l’ultimo Rapporto ISPRA, le attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale hanno generato 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, registrando una diminuzione del 2,1%, equivalente a oltre 3,4 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno precedente.
Dettagli sulla Produzione e Gestione dei Rifiuti Speciali
Il settore delle costruzioni e demolizioni ha rappresentato quasi 80,8 milioni di tonnellate, ovvero il 50% della produzione totale di rifiuti speciali. I rifiuti non pericolosi, che costituiscono il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, sono calati di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%), mentre quelli pericolosi hanno registrato una diminuzione di 680 mila tonnellate (-6,4%). Complessivamente, i rifiuti speciali non pericolosi ammontano a 151,4 milioni di tonnellate, mentre quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate.
La produzione di rifiuti speciali è maggiormente concentrata nel Nord Italia, dove il tessuto industriale è più sviluppato, con 92,7 milioni di tonnellate (57,4% del dato complessivo nazionale). La Lombardia è la regione con la maggiore produzione, con 35,3 milioni di tonnellate (38,1% del totale dei rifiuti speciali del Nord Italia e 21,9% del totale nazionale), seguita dal Veneto con 17,1 milioni di tonnellate (18,5% della macroarea e 10,6% della produzione totale), e dall’Emilia-Romagna con 14,5 milioni di tonnellate (15,7% e 9%).
Il recupero di materia rappresenta la quota predominante nella gestione dei rifiuti speciali, con il 72,2% (127,6 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 14,9%. Lo smaltimento in discarica interessa 8,9 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 5% del totale gestito.
La Situazione in Toscana
Le schede regionali nel Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali consentono un’analisi dettagliata della situazione in Toscana, dove la produzione di rifiuti speciali è stata di 9,7 milioni di tonnellate nel 2022, in calo rispetto al 2021 (quasi 10 milioni di tonnellate), con una diminuzione del 2,3%. La Toscana produce 2,65 tonnellate di rifiuti speciali per abitante, inferiore alla media italiana di 2,74 tonnellate.
La regione presenta percentuali di rifiuti più alte della media nazionale in comparti industriali come cave e miniere (2,3% contro 0,8%), lavorazioni del legno e della carta (2,7% contro 1,3%), pelli e industria tessile (1,9% contro 0,4%), e soprattutto nei processi chimici industriali (3,8% contro 0,5%). La Toscana gestisce circa 10,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, in calo rispetto al 2021 (10,6 milioni di tonnellate).
La regione esporta fuori dall’Italia 232.000 tonnellate di rifiuti speciali, pari al 2,4% del totale, mentre nel 2021 erano 168.000 tonnellate. Le importazioni da fuori Italia ammontano a 30.000 tonnellate. La Toscana esporta 81.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, circa il 20% di quanto produce, a causa della scarsità di impianti specifici per questo flusso di rifiuti.
Italia e l’Economia Circolare
L’Italia si conferma tra i Paesi europei con le migliori performance per la preparazione al riutilizzo e al riciclo dei rifiuti urbani e degli imballaggi. Il tasso di riciclo dei rifiuti speciali e urbani ha raggiunto il 72%, rispetto alla media europea del 58%. Le eccellenze si registrano soprattutto nel riciclo degli imballaggi, con 10,5 milioni di tonnellate avviate al recupero di materia nel 2022, superando di 2 punti il target del 70% previsto dall’UE per il 2030.
Nonostante questi risultati positivi, l’Italia deve fare ulteriori passi avanti nel riciclo dei rifiuti, recuperando i ritardi nelle filiere RAEE e sviluppando nuovi settori come il riciclo delle batterie e dei pannelli solari. È necessario rafforzare i mercati delle materie prime seconde per ridurre il consumo di materie prime primarie e sviluppare innovazioni nelle filiere del riciclo chimico delle plastiche.
Bullet Executive Summary
Il Rapporto ISPRA 2022 evidenzia una riduzione della produzione di rifiuti speciali in Italia, influenzata da fattori economici e geopolitici. La gestione dei rifiuti speciali vede il recupero di materia come la quota predominante, ma emergono criticità legate alla scarsità di impianti specifici e alla distribuzione disomogenea degli impianti lungo il territorio nazionale. La Toscana, in particolare, presenta una situazione peculiare con una maggiore produzione di rifiuti industriali rispetto alla media nazionale e una significativa esportazione di rifiuti pericolosi.
La transizione ecologica richiede una gestione efficiente delle risorse naturali e un impegno verso la sostenibilità e l’economia circolare. L’Italia ha dimostrato di essere un leader nel riciclo, ma deve continuare a innovare e migliorare le sue pratiche per affrontare le sfide future. La riflessione personale che emerge è che ogni individuo può contribuire a questo processo adottando comportamenti sostenibili e promuovendo l’uso prolungato, il riutilizzo e la riparazione dei prodotti.
Una nozione avanzata di economia circolare applicabile al tema dell’articolo riguarda l’importanza di sviluppare tecnologie di riciclo avanzate, come il riciclo chimico per le plastiche e le tecniche per aumentare la quantità di materiali riciclati dalle batterie esauste. Queste innovazioni sono fondamentali per aumentare la quota di materiali riciclati e ridurre la dipendenza dalle materie prime primarie, contribuendo così a una gestione più sostenibile delle risorse.