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- Il processo di alcalinizzazione prevede l'immissione di idrossido di sodio o idrossido di magnesio nelle acque marine.
- La tecnologia di Calcarea può convertire il 30% della CO2 nelle emissioni diesel delle navi in bicarbonato marino.
- Gli oceani assorbono naturalmente il 25% della CO2 prodotta dalle attività umane.
La sostenibilità ambientale e la lotta contro il cambiamento climatico sono temi di crescente importanza nel panorama globale. Tra le numerose strategie proposte, una delle più innovative e controverse è l’alcalinizzazione degli oceani per aumentare il sequestro della CO2 dall’atmosfera. Questa tecnica, in fase di sperimentazione sulla costa orientale degli Stati Uniti, mira a trasformare gli oceani in trappole per la CO2, ma solleva numerosi interrogativi riguardo agli impatti sull’ecosistema marino.
La Chimica dell’Alcalinizzazione degli Oceani
Il processo di alcalinizzazione degli oceani prevede l’immissione di sostanze chimiche come l’idrossido di sodio (NaOH) o l’idrossido di magnesio (Mg(OH)2) nelle acque marine. Queste sostanze reagiscono con l’acqua di mare per produrre carbonati e bicarbonati, sali che privano l’acqua di una certa quantità di CO2. Le acque così trattate tendono a catturare più CO2 dall’atmosfera, amplificando la naturale tendenza degli oceani ad assorbire il 25% della CO2 prodotta dalle attività umane.
La reazione chimica alla base di questo processo è relativamente semplice: CO2 + H2O = H2CO3 (acido carbonico), che si dissocia in ioni carbonato (CO32-) e bicarbonato (HCO3-). L’aggiunta di sostanze alcaline come l’idrossido di sodio aumenta il pH dell’acqua, riducendo la concentrazione di ioni idrogeno (H+) e favorendo la conversione della CO2 in forme meno acide.
Implicazioni Ecologiche e Critiche
Nonostante le promesse, l’alcalinizzazione degli oceani non è priva di rischi. L’aumento temporaneo dell’alcalinità può rendere le acque inospitali per molte forme di vita marina. Creature animali o vegetali investite da una forte alcalinità potrebbero non sopravvivere, richiedendo un’attenta selezione delle zone in cui effettuare il processo e un monitoraggio costante prima, durante e dopo l’intervento.
Gli scienziati del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) stanno sperimentando l’uso di coloranti per tracciare la diffusione delle soluzioni alcaline e osservatori di mammiferi marini a bordo delle navi per minimizzare i rischi. Tuttavia, queste rassicurazioni non convincono gli ambientalisti, che hanno sollevato forti obiezioni contro quella che definiscono una “folle idea”.
Progetti e Sperimentazioni in Corso
Il progetto “Loc-Ness”, attualmente al vaglio dell’Environmental Protection Agency (EPA) degli Stati Uniti, è uno dei più discussi. Altri progetti, come quello della start-up californiana Calcarea, testano tecnologie per trasformare la CO2 emessa dalle navi in bicarbonato marino, utilizzando acqua di mare e calcare. Questo processo, ispirato ai meccanismi naturali degli oceani, potrebbe contribuire a combattere l’acidificazione oceanica e ridurre le emissioni di CO2.
Calcarea ha dimostrato che la tecnologia può convertire il 30% della CO2 nelle emissioni diesel delle navi in bicarbonato, con un impatto trascurabile sul pH dell’acqua marina. Tuttavia, gli effetti a lungo termine sull’ecosistema marino restano poco chiari, e ulteriori ricerche sono necessarie per valutare i potenziali rischi.
Prospettive Future e Sfide
La strada verso la sostenibilità ambientale è lunga e complessa. La transizione energetica verso fonti rinnovabili, come solare ed eolico, richiede enormi investimenti e la modernizzazione delle reti elettriche. Inoltre, alcuni settori industriali, come la produzione di acciaio e cemento, e i trasporti pesanti, come navi e aerei, non possono essere facilmente elettrificati senza combustibili fossili.
Secondo l’IPCC, l’impiego di tecnologie per assorbire anidride carbonica è inevitabile per raggiungere zero emissioni nette. Tuttavia, queste tecnologie non sono ancora economicamente efficienti e richiedono ulteriori sviluppi per essere implementate su larga scala.
Bullet Executive Summary
In conclusione, l’alcalinizzazione degli oceani rappresenta una delle tante strategie innovative per combattere il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, questa tecnica solleva numerosi interrogativi riguardo agli impatti ecologici e alla sua fattibilità su larga scala. La transizione verso un futuro sostenibile richiede un approccio integrato che combini tecnologie avanzate, investimenti significativi e una gestione attenta degli ecosistemi naturali.
Una nozione base di transizione ecologica è che essa implica un cambiamento sistemico verso un modello di sviluppo sostenibile che riduca l’impatto ambientale delle attività umane. Questo include l’adozione di energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la gestione sostenibile delle risorse naturali.
Una nozione avanzata di economia circolare applicabile al tema dell’alcalinizzazione degli oceani è l’idea di utilizzare i sottoprodotti di un processo industriale come risorsa per un altro. Ad esempio, l’idrossido di calcio prodotto da biomasse può essere utilizzato per alcalinizzare le acque marine, contribuendo a ridurre l’acidificazione degli oceani e a sequestrare CO2 dall’atmosfera.
La riflessione personale che emerge è che, mentre esploriamo nuove tecnologie per mitigare il cambiamento climatico, dobbiamo anche considerare attentamente gli impatti ecologici e sociali delle nostre azioni. La sostenibilità non è solo una questione di innovazione tecnologica, ma anche di equilibrio e responsabilità verso il nostro pianeta e le future generazioni.
- Sito ufficiale della NOAA sull'ocean acidification, fondamentale per approfondire sulla scienza e le ricerche sull'alcalinizzazione degli oceani
- Sito ufficiale di Calcarea, startup che sviluppa tecnologie di captured della CO2 dai sistemi di emissione delle navi e la conversione in bicarbonato marino