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Abbiamo analizzato l’emergenza rifiuti in Basilicata: ecco cosa dovete sapere

Scopri come l'abbandono delle aree industriali e la gestione inefficace dei rifiuti stanno avendo un impatto devastante sull'ambiente e sulla salute pubblica in Basilicata.
  • Scoperti 8000 mq di rifiuti speciali e pericolosi nell'ex Pamafi di Maratea, vicino alla spiaggia.
  • Nel 2023, i Carabinieri di Potenza hanno trovato 5000 tonnellate di rifiuti speciali in uno dei 100 capannoni abbandonati della regione.
  • Il patrimonio immobiliare industriale della Regione Basilicata, del valore di 300 milioni di euro, è in gran parte inutilizzato e saccheggiato.

La Basilicata, una regione già provata dal sisma del 1980, si trova a fare i conti con una nuova emergenza: quella dell’abbandono e dell’inquinamento delle ex aree industriali. Come denuncia Pietro Simonetti del Centro Studi e ricerche economiche e sociali, numerosi siti industriali dismessi, sorti nel post-terremoto, sono stati trasformati in discariche a cielo aperto, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute pubblica. Il caso più eclatante è quello dell’ex Pamafi di Maratea, dove sono state rinvenute migliaia di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, a pochi metri dalla spiaggia.

Si tratta di un’azienda florovivaistica realizzata dal Conte Rivetti e poi acquisita dalla Regione con i fondi della Cassa Contadina per salvaguardare il territorio di Castrocucco. «La Regione, tra contenzioni legali e trattative concluse con intese, non ha ancora rimesso piede nel sito e non ha utilizzato il finanziamento per la bonifica della UE per il riuso e l’attuazione del progetto “la Cittadella dell’Ambiente”. La Regione ha deliberato che il sito conserva 8000 mq di “rifiuti speciali e pericolosi”, ma non è intervenuta ed il Comune neanche», denuncia Simonetti.

Ma non è l’unico esempio. In tutta la regione, da Baragiano ad Atella, passando per Tito, sono stati scoperti depositi illegali di rifiuti, spesso gestiti da curatori e liquidatori che, invece di bonificare i siti, li hanno trasformati in discariche. Un patrimonio immobiliare disperso e saccheggiato. A settembre del 2023 fu scoperto dai Carabinieri di Potenza un deposito di 5000 tonnellate di rifiuti speciali in uno dei 100 capannoni vuoti o non utilizzati censiti in Basilicata.

Patrimonio Immobiliare e Spreco di Risorse

Oltre al problema ambientale, c’è anche quello dello spreco di un ingente patrimonio immobiliare. Centinaia di capannoni industriali, costruiti con fondi pubblici e privati, sono stati abbandonati e saccheggiati, perdendo il loro valore e diventando un peso per l’economia locale. «La Regione Basilicata – sottolinea Simonetti – possiede un patrimonio immobiliare industriale di oltre 300 milioni di euro, che potrebbe essere riutilizzato per lo sviluppo economico del territorio. Tuttavia, a causa di una gestione inefficiente e di ritardi burocratici, queste risorse sono state in gran parte disperse e depredate».

Le responsabilità sono molteplici: dalle aziende che hanno abbandonato gli impianti, ai curatori e liquidatori che non hanno adempiuto ai loro doveri, fino alle istituzioni regionali e locali che non sono state in grado di intervenire in modo efficace. La situazione si aggrava nei luoghi dove i rifiuti stoccati e non continuano a produrre effetti, nel caso di Maratea in piena area turistica, ora interessata da una frana.

A circa 20 anni dalla liquidazione dell’azienda di Castrocucco ed a 44 dal sisma, sarebbe opportuno fare qualcosa di concreto per bonificare le aziende citate e riutilizzare una parte dei cento capannoni e dei patrimoni pubblici. Sarebbe il caso, tenuto conto che la Regione ha i fondi, di procedere con le bonifiche, e per l’Api -Bas recuperare i capannoni per nuovi investimenti evitando di tornare a cementificare aree industriali e artigianali.

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  • ⚠️ È scandaloso vedere come l'inettitudine delle istituzioni abbia portato a......
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Le Promesse Non Mantenute: Tito e Val Basento

Tre lustri non sono bastati. Montagne di scartoffie, annunci, promesse, conferenze di servizio, convegni. Tutto inutile, o quasi. Se non siamo all’«anno zero» poco ci manca. Si chiamano «Sin», acronimo che sta per Siti di Interesse Nazionale da bonificare. Già, da bonificare. Ma le due aree lucane interessate, Tito e Valbasento, perimetrate rispettivamente nel 2002 e nel 2003, sono ancora alle prese con i veleni industriali, risultato di anni di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. Vere e proprie «bombe ecologiche» nei dintorni dei quali vivono migliaia di cittadini.

Che fine ha fatto la loro bonifica? Non si muove foglia nel silenzio tombale. Ora scopriamo che anche il dossier «Sentieri» (Studio Epidemiologico Nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da Inquinamento) ha gettato la spugna. Nell’ultimo rapporto, infatti, l’indagine frutto del Programma strategico nazionale «Ambiente e salute», coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, non prende più in considerazione Tito e Valbasento tra le aree da monitorare per l’insorgenza di tumori. L’ultima volta che se n’è occupato è stato il 2018, certificando per entrambi i «Sin» lucani – nel periodo 2006-2013 – una mortalità più elevata del 5% e un aumento di tumori maligni pari al 9% per i cittadini tra 0 e 24 anni.

Nessuna traccia della Basilicata nel nuovo report. In linea con l’immobilismo che sembra regnare sull’intera questione. Chissà, poi, perché proprio nel 2018 l’ultimo cenno a Tito e Valbasento. Sarà perché proprio in quell’anno l’allora assessore regionale all’Ambiente, Pietrantuono, annunciò in pompa magna che tutti gli interventi di bonifica a Tito e nella Valbasento sarebbero stati completati nel 2020. Gli esperti di Sentieri ci hanno creduto al punto da cancellare i siti dalla lista. Magari la pandemia avrà inciso sulla tempistica, ma non giustifica la lentezza con cui si procede.

Il Traffico Illecito di Rifiuti: Un Problema Storico

C’è un capitolo della “storia ambientale” lucana che molti non conoscono, ed è in buona parte afferente al lavoro svolto dall’ex sostituto procuratore della pretura di Matera, Franca Macchia, che in parte ereditò il lavoro di Nicola Maria Pace. Nel 2014, un giornalista pubblicò un articolo sul lavoro e le dichiarazioni di numerosi servitori dello Stato e non, che in Basilicata avevano fatto luce sul traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti altamente tossici provenienti dal nord.

Nel 1997, Franca Macchia dichiarò in Commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti che dalle indagini era emerso che la destinazione risultante dalla documentazione non corrispondeva alla realtà. Quei rifiuti, pur essendo partiti dalla Lombardia ed arrivati in Basilicata, non erano stati certamente smaltiti presso le discariche autorizzate. Una volta create queste aliquote interforze, il territorio è stato monitorato, sulla base delle rilevazioni satellitari, in rapporto all’immagine esterna di alterazione morfologica che esso presentava.

Abbiamo quindi censito praticamente tutte le cave abbandonate, per controllare che cosa si trovasse sulla loro superficie esterna e per verificare se esse siano state bonificate, nonché se attualmente siano luoghi destinati allo smaltimento di rifiuti. Più frequentemente abbiamo verificato che tali luoghi vengono utilizzati per abbandoni incontrollati di rifiuti; da questo punto di vista, anzi, il fenomeno presenta dimensioni massicce.

Bullet Executive Summary

La situazione dei rifiuti in Basilicata è un problema complesso e annoso, che richiede interventi urgenti e coordinati. La scoperta di tonnellate di rifiuti tossici negli ex siti industriali di Maratea e Val Basento è solo la punta dell’iceberg di una gestione inefficiente e spesso criminale delle risorse ambientali e immobiliari della regione. La transizione ecologica, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’economia circolare sono temi cruciali per affrontare questa emergenza.

Nozione base: La transizione ecologica implica il passaggio da un modello economico basato su risorse non rinnovabili e inquinanti a uno sostenibile, che valorizza le risorse naturali e riduce l’impatto ambientale.

Nozione avanzata: L’economia circolare va oltre il semplice riciclo dei materiali; mira a creare un sistema economico rigenerativo in cui i rifiuti diventano risorse, riducendo così la necessità di nuove materie prime e minimizzando l’impatto ambientale.

Riflettendo su questi temi, è evidente che la Basilicata ha un’opportunità unica per trasformare una crisi in un’opportunità di sviluppo sostenibile. Tuttavia, questo richiede un impegno concreto da parte di tutte le istituzioni coinvolte e una maggiore consapevolezza da parte della popolazione. Solo così sarà possibile garantire un futuro più sano e prospero per le generazioni future.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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