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- Real Ice ha prodotto circa 1000 tonnellate di nuovo strato glaciale, equivalente a un campo da calcio.
- Nel novembre 2024, l'ampiezza del ghiaccio marino artico era di soli 9,11 milioni di chilometri quadrati, il terzo valore più basso in 46 anni.
- L'Artico emette attualmente 140 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, contribuendo al riscaldamento globale.
Real Ice, una startup innovativa con sede nel Regno Unito, ha elaborato un progetto rivoluzionario volto ad affrontare il problema della diminuzione del ghiaccio nell’Artico: utilizzare droni subacquei spinti dall’idrogeno. Il concetto prevede che queste macchine raggiungano il pack artico perforandolo dal basso e pompino acqua marina in superficie dove si congela sotto l’influenza delle temperature rigide dell’ambiente circostante. Questo processo permetterebbe di rafforzare la calotta glaciale esistente aumentando così la sua capacità di resistere alla fusione durante i mesi estivi; inoltre, si spera che possa aiutare a ripristinare quell’importante effetto albedo che contribuisce a riflettere i raggi solari verso lo spazio riducendo pertanto gli effetti del cambiamento climatico.
I risultati dei primi esperimenti hanno evidenziato come sia stato possibile produrre circa 1000 tonnellate di nuovo strato glaciale su una superficie paragonabile a quella di un campo da calcio. Nonostante ciò, ottenere simili risultati su vasta scala rimane una difficoltà non indifferente, considerando la necessità di intervenire sull’enorme distesa polare pari a milioni di metri quadri. Gli imminenti test pianificati per il prossimo periodo invernale ricopriranno quindi importanza fondamentale poiché stabiliranno se tale approccio possa contrastare efficacemente lo scioglimento annualmente causato dalle temperature più calde negli ambienti circolanti intorno al Polo Nord.
La Drammatica Diminuzione del Ghiaccio Marino Artico
Gli ultimi dati divulgati dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC) denunciano una condizione inquietante in merito all’ampiezza del ghiaccio marino artico. Nel mese di novembre del 2024 si osserva un’ampiezza calcolata in soli 9,11 milioni di chilometri quadrati; questo rappresenta il terzo valore più ridotto lungo i trascorsi quarantasei anni dell’analisi satellitare. Tale cifra mostra un marcato scarto dalla media trentennale fissata fra il 1981 e il 2010: infatti la differenza ammonta a ben 1,6 milioni km². La Baia di Hudson si distingue per essere quasi completamente priva del manto glaciale: un evento che contrasta con le medie dei decenni passati.
Nei primi giorni dicembre la condizione è ulteriormente degenerata mostrando poca formazione glaciale esclusivamente in modeste porzioni della Baia stessa. Simili evidenze numeriche indicano una tendenza verso la decadenza: l’annualità del 2024 rischia seriamente d’equipararsi ai minimi storici rilevati nel corso degli anni antecedenti quali il noto episodio del 2016. Per quanto concerne i ghiacci antartici non giungono migliori segnali: anch’essi contano su una larghezza segnalata a soli 14,19 milioni km²; tale stima resta comunque parecchio discostata rispetto alle medie long-term osservate finora.
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Prospettive Future: Un Artico Privo di Ghiaccio
Pubblicato su Nature Communications uno studio avanza la previsione che la scomparsa totale dei ghiacci marini durante l’estate artica potrebbe verificarsi già nel 2027. Tale evento segnerebbe una cesura per il nostro pianeta con possibili ripercussioni sui sistemi atmosferici e oceanici e potrebbe provocare eventi meteorologici estremamente intensi a scala globale. Le simulazioni effettuate al computer in oltre 300 varianti mostrano che una drastica diminuzione delle emissioni dannose è fondamentale per ritardare tale esito.
Gli esperti definiscono assenza completa di ghiaccio nell’Artico quando esso si estende su meno di un milione di chilometri quadrati. L’estensione minima osservata quest’anno è stata infatti pari a soli 4,28 milioni di chilometri quadrati; dato significativo rispetto alle medie storiche passate. Le analisi dei modelli suggeriscono come condizioni climatiche eccezionalmente calde potrebbero favorire questo trend allarmante aumentando la possibilità dell’apparizione precoce del fenomeno nei prossimi anni.
Il Cambiamento del Bilancio di Carbonio nell’Artico
L’Artico, tradizionalmente un vasto deposito di carbonio, sta ora diventando una fonte di emissioni di CO2. Secondo un rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), la tundra artica, soggetta al riscaldamento e agli incendi, emette più carbonio di quanto ne immagazzina. Questo fenomeno è aggravato dall’amplificazione artica, un processo che accelera il riscaldamento nella regione.
L’Artico contiene circa 1.400 miliardi di tonnellate di carbonio intrappolate nel permafrost. Con l’aumento delle temperature, questo “gigante dormiente” rischia di rilasciare enormi quantità di carbonio, contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale. Attualmente, l’Artico emette circa 140 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, una cifra che, sebbene piccola rispetto alle emissioni globali, rappresenta una fonte aggiuntiva in un momento in cui è cruciale ridurre le emissioni.
Conclusione: Un Futuro Incerto per l’Artico
Il concetto cardine nella lotta alle sfide climatiche globali è la transizione ecologica: essa consiste nel modificarsi di un sistema economico fondato su risorse esauribili verso uno che incoraggia pratiche sostenibili, puntando all’efficienza nell’impiego delle risorse naturali e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico tramite gas serra. Nel contesto specifico dell’area artica, questo passaggio potrebbe incorporare strategie dirette a diminuire le emissioni planetarie e a proteggere questo fragile bioma.
Un aspetto progredito del processo di transizione ecologica si trova nell’economia circolare: ideata per abbattere al massimo gli sprechi promuovendo il riciclo delle materie prime. Se applicata all’ambiente artico, tale concezione potrà guidare lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia come i droni subacquei proposti da Real Ice: strumenti ideati per la conservazione dei ghiacciai marini nel tentativo di attenuare l’impatto dei cambiamenti climatici in corso.
Riflettendo su tali aspetti emerge chiaramente come la situazione artica costituisca una spia significativa dello stato sanitario generale del nostro mondo. Le iniziative volte ora alla tutela concreta ed effettiva di quest’area sono destinate ad avere influssi perduranti sulle condizioni climatiche globalizzate, oltreché sulla possibilità degli esseri umani a convivere equilibratamente col loro habitat naturale.