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- Il tasso di riutilizzo dei materiali in Europa è del 11,8%, evidenziando un impegno notevole verso la circolarità.
- Ogni europeo consuma in media 14 tonnellate di materiali all'anno, generando circa 5 tonnellate di scarti pro capite.
- L'Europa punta a diventare un'economia circolare entro il 2050, in linea con gli obiettivi del Green Deal.
L’Europa spicca come una delle aree più impegnate a livello mondiale nel ricorso a pratiche di circolarità dei materiali, testimoniando un chiaro e duraturo impegno da parte sia delle istituzioni dell’Unione Europea sia della cultura imprenditoriale diffusa. Le informazioni fornite dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel dicembre 2023 indicano che il continente possiede un tasso d’uso circolare dei materiali pari all’11,8%. Tale cifra rappresenta la proporzione dei materiali usati provenienti dal riutilizzo attraverso il riciclo. Tuttavia, gli europei presentano un consumo medio pro capite annuo pari a 14 tonnellate di materiali e producono circa 5 tonnellate di scarti individualmente, valori decisamente superiori ai parametri sostenibili.
Benché questi dati non siano rassicuranti sotto ogni aspetto riguardante il consumo materiale degli individui europei complessivamente presi in esame, il continente riesce comunque a dimostrare particolare efficacia sul versante dell’efficienza relativa alle risorse impiegate: infatti si stima approssimativamente attorno ai €2 per chilo e arriva al punto tale da esibire alte performance pure riguardo percentuali elevate. Questa struttura viene percepita come un rimedio per contenere il peso ecologico, preservando allo stesso tempo la crescita economica e le pratiche quotidiane della popolazione.
Strategie e azioni per il futuro
Il CEAP dell’UE mira a incoraggiare varie azioni per migliorare la sostenibilità del pianeta. Centrale in questo contesto è avvicinarsi a un’economia capace di minimizzare lo sfruttamento delle materie prime, prolungando al massimo la durata dei beni esistenti e valorizzando i rifiuti mediante tecniche avanzate di riciclaggio, tutto ciò con l’obiettivo di attenuare gli impatti ambientali negativi come le emissioni di CO2.
L’EEA mette in rilievo che per progredire verso un sistema economico più circolare è cruciale agire simultaneamente su vari livelli. Nel contesto istituzionale è vitale incoraggiare politiche incisive supportate sia da fondi pubblici che privati volti all’incremento della ricerca e sviluppo nel settore ecologico. Le aziende devono abbracciare modelli produttivi circolari riducendo il consumo di risorse naturali e inserendo sul mercato prodotti facilmente reintroducibili nei cicli produttivi grazie alla loro maggiore facilità al riciclo. In conclusione, tanto i singoli individui quanto le istituzioni devono ricevere stimoli affinché possano privilegiare scelte rispettose dell’ambiente estendendo il ciclo vitale degli oggetti che utilizzano.
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Il ruolo dell’UE nella transizione verso l’economia circolare
L’Unione Europea ha introdotto una tabella di marcia audace per instaurare un’economia circolare entro l’anno 2050 in sintonia con gli obiettivi climatici previsti dal Green Deal. Questo progetto abbraccia strategie volte alla diminuzione dei rifiuti ed incoraggia pratiche produttive sostenibili. Tra le proposte chiave emergono l’ampliamento della normativa sull’eco-design, la sensibilizzazione del pubblico nella transizione ambientale e una politica specifica per promuovere tessuti che rispettino criteri ecologici.
A novembre 2022, la Commissione ha suggerito nuove leggi riguardanti gli imballaggi che puntano sulla riutilizzabilità e sul riciclaggio delle materie prime mentre si favorisce un uso crescente di bioplastiche biodegradabili. Successivamente nel marzo 2023 è stato presentato un ulteriore gruppo di misure normative intese ad organizzare le affermazioni ambientali delle imprese permettendo inoltre ai cittadini l’accesso ai servizi di riparazione.
Il Parlamento europeo ha sancito svariate azioni finalizzate al contrasto dell’obsolescenza programmata migliorando sia la longevità che la capacità di riparazione degli articoli destinati ai consumatori ed irrobustendo anche i loro diritti giuridici. Le iniziative sono destinate a rendere la riparazione degli articoli un’opzione più semplice e conveniente rispetto alla loro sostituzione con nuovi acquisti.
Conclusioni e prospettive future
L’economia circolare rappresenta un cambiamento epocale nel modo in cui produciamo e consumiamo, sostituendo il concetto di “rifiuto” con quello di “risorsa”. Questo sistema punta a ottimizzare l’utilizzo delle risorse primarie e a potenziare l’efficacia dei processi materiali incoraggiando sia il riutilizzo che il recupero degli articoli. La creazione di un paradigma di economia circolare costituisce un caposaldo della green economy, con potenziale di notevole impatto non solo per la preservazione dell’ambiente ma anche per migliorare la competitività delle aziende.
In un contesto globale caratterizzato da un consumo esponenziale di risorse naturali, l’economia circolare offre una risposta concreta alle sfide della sostenibilità. Essa promuove uno sviluppo economico che rispetta l’ambiente e la salute, riducendo al contempo i rifiuti e le emissioni di CO2. Questo approccio rigenerativo è essenziale per garantire una crescita economica sostenibile e per rispondere alle grandi sfide della tutela delle risorse naturali.
*Transizione ecologica: La transizione ecologica è un processo che mira a trasformare l’attuale sistema economico e sociale in un modello più sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo l’uso efficiente delle risorse. Questo presuppone una metamorfosi profonda nei paradigmi produttivi e di consumo, focalizzandosi sulla riduzione dei rifiuti attraverso pratiche sempre più sostenibili.
Economia circolare avanzata: Il concetto avanza oltre il semplice riciclo coinvolgendo anche la progettazione mirata a prodotti durevoli, facilmente riparabili e riciclabili. Questo approccio stimola l’emergere di un ecosistema economico simile ai cicli naturali stessi, trasformando i rifiuti in risorse preziose mentre minimizza il consumo delle materie prime. Il fine ultimo è concepire un sistema economico non solo capace di sostentarsi nel tempo ma altresì capace di rigenerarsi autonomamente restituendo più risorse rispetto a quanto consumi inizialmente.