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EPR tessile: L’Italia è pronta a rivoluzionare la moda?

L'introduzione del sistema EPR nel tessile italiano è cruciale per un'economia circolare, ma le preoccupazioni degli stakeholder e le sfide operative sollevano interrogativi sul futuro del settore.
  • Raccolte 171.000 tonnellate di scarti tessili nel 2023 (0,9% differenziata).
  • Solo l'1% delle fibre riciclate crea nuovi indumenti.
  • Textile Inclusive Hub tratta fino a 20.000 tonnellate annue.

L’introduzione di un sistema di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) nel comparto tessile italiano appare come una necessità ineludibile, specialmente in un contesto segnato dall’espansione esponenziale del fast fashion, che rappresenta un considerevole freno alla progressione verso un’economia a ciclo chiuso. Questo approccio, fondato sul concetto di “responsabilità per chi genera l’inquinamento”, si propone di rendere i fabbricanti responsabili della gestione completa del percorso di vita degli articoli tessili, stimolando la raccolta, il riutilizzo e il recupero delle materie.

Le Sfide Attuali e il Ruolo dell’EPR

Nonostante l’obbligo di separazione dei materiali tessili, in vigore dal 2022, le infrastrutture e le attività connesse alla raccolta non hanno mostrato l’aumento sperato. I dati ISPRA del 2023 rivelano che i comuni hanno recuperato circa 171.000 tonnellate di scarti tessili, un valore più alto rispetto all’anno precedente, ma che comunque rappresenta solamente lo 0,9% della raccolta differenziata complessiva. La strategia attuale si appoggia soprattutto sulla vendita di abiti di seconda mano, un meccanismo che rischia di diventare non sostenibile a causa della crescente disponibilità di articoli di scarsa fattura, difficili da rivendere.

Le Preoccupazioni degli Stakeholder

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Le cooperative sociali e le amministrazioni comunali, figure chiave nella gestione della raccolta e della riutilizzazione dei vestiti, manifestano timori riguardo al decreto sull’EPR. Nutrono il timore che l’entrata in scena dei produttori nelle attività di recupero possa relegare in secondo piano il loro contributo, favorendo il riciclaggio rispetto al reimpiego. Franco Bonesso di ANCI sottolinea il pericolo che la raccolta “uno-contro-uno” nei negozi possa depauperare i volumi di recupero esistenti, richiedendo un risarcimento per i comuni. Al contrario, Michele Priori del consorzio Cobat Tessile sostiene che riutilizzo e riciclo si integrino a vicenda e che l’EPR sia imprescindibile per dare vita a una filiera dedicata al recupero delle fibre, al momento circoscritta all’1% delle fibre riciclate impiegate per la creazione di nuovi indumenti.

Il Ruolo Cruciale delle Cooperative Sociali

Le cooperative sociali svolgono un compito fondamentale nel limitare la produzione di rifiuti tessili, fornendo allo stesso tempo opportunità lavorative a persone in condizioni di svantaggio. *Giuseppe Finocchiaro, presidente di RETESSILE, evidenzia l’importanza di riconoscere il valore peculiare che le cooperative offrono all’interno della catena del valore, spaziando dalle attività di prelievo e cernita, fino alle sartorie ad indirizzo sociale e ai punti vendita dell’usato.* RETESSILE chiede che una quota fissa di rifiuti tessili sia destinata alle imprese che investono in progetti di inclusione lavorativa. Vesti Solidale, una delle imprese di RETESSILE, ha inaugurato a Rho (Milano) il Textile Inclusive Hub, un impianto di recupero tessile con una capacità di trattamento fino a 20.000 tonnellate all’anno. Matteo Lovatti, presidente di Vesti Solidale, auspica che l’aspetto sociale della filiera sia preservato e che tutti gli attori si siedano a un tavolo per ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda italiana.

Verso un Futuro Sostenibile: Armonizzazione Europea e Sfide da Affrontare

La Commissione Europea ha proposto di istituire sistemi EPR obbligatori e armonizzati per tutti i Paesi UE, con tariffe variabili in base al livello di inquinamento causato. Questa iniziativa mira a finanziare gli investimenti in sistemi di raccolta, cernita, riutilizzo e riciclaggio, e a promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per la circolarità del settore. Tuttavia, i tempi di approvazione sono lunghi e si sovrappongono alle elezioni europee. In Italia, diversi consorzi sono nati in attesa del decreto che renda operativo il sistema EPR, ma la filiera del riciclo è ancora in fase di sviluppo. Andrea Fluttero, presidente di Unirau, evidenzia che l’obiettivo principale è la preparazione per il riuso, data la difficoltà di riciclare materiali disomogenei. Il vero problema rimane il riciclo di ciò che non è riutilizzabile.

Un Impegno Collettivo per un’Economia Circolare Tessile

L’implementazione efficace dell’EPR tessile richiede un impegno congiunto da parte di tutti gli attori della filiera, dai produttori ai consumatori, passando per i comuni, le cooperative sociali e i consorzi. È fondamentale trovare un equilibrio tra riutilizzo e riciclo, valorizzando il ruolo delle imprese sociali e promuovendo l’innovazione tecnologica. Solo attraverso una collaborazione sinergica sarà possibile trasformare il settore tessile in un modello di economia circolare, riducendo l’impatto ambientale e creando nuove opportunità di lavoro e inclusione sociale.
Amici, la transizione ecologica non è solo una questione di grandi numeri e direttive europee. Pensate a quando buttate via un vecchio maglione: dove finisce? L’EPR tessile cerca di rispondere a questa domanda, responsabilizzando chi produce e vendendo i vestiti. Una nozione base è che ogni nostro gesto ha un impatto, e scegliere capi di qualità, ripararli invece di buttarli, o supportare le cooperative che danno nuova vita ai tessuti, sono piccoli passi che fanno la differenza.

E se volessimo andare oltre? Potremmo immaginare un sistema in cui ogni capo d’abbigliamento abbia un “passaporto” digitale, che ne tracci la storia dalla produzione al fine vita, facilitando il riuso e il riciclo. Un sistema trasparente, che ci permetta di fare scelte consapevoli e di premiare le aziende che si impegnano davvero per la sostenibilità.

Riflettiamoci: la moda è espressione di noi stessi, ma anche del nostro rapporto con il pianeta. Possiamo scegliere di essere parte di un cambiamento positivo, un filo alla volta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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