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Importante: la diminuzione del consumo di materie prime nell’UE segna un passo verso la sostenibilità

Il consumo di materie prime nell'Unione Europea è diminuito del 5% nel 2023, evidenziando un significativo progresso verso un'economia più sostenibile.
  • Il consumo di materie prime nell'UE ha registrato una diminuzione del 5 percento nel 2023, scendendo a 14,1 tonnellate pro capite.
  • Il valore aggiunto lordo nel settore dei beni e servizi ambientali è aumentato di 0,28 punti percentuali dal 2016 al 2021, raggiungendo il 2,52 percento del PIL.
  • La quota di materie prime secondarie rispetto a tutti i fattori produttivi dell'economia nell'UE ha raggiunto l'11,5 percento nel 2022.

Nel 2023, il consumo di materie prime nell’Unione Europea ha registrato una significativa diminuzione del 5 percento, passando da 14,9 tonnellate pro capite nel 2018 a 14,1 tonnellate pro capite. Questo dato rappresenta un passo importante verso l’obiettivo di un’economia più sostenibile e responsabile. La quota di materie prime secondarie rispetto a tutti i fattori produttivi dell’economia si è attestata all’11,5 percento nel 2022, evidenziando un cambiamento significativo rispetto al 2017.

Il valore aggiunto lordo nel settore dei beni e servizi ambientali è aumentato di 0,28 punti percentuali, passando dal 2,24 percento del PIL nel 2016 al 2,52 percento nel 2021. Questo incremento riflette l’importanza crescente delle pratiche sostenibili e delle politiche di economia verde nell’UE.

Il consumo di materie prime è un indicatore chiave della quantità di estrazione necessaria per produrre i prodotti richiesti in una determinata zona geografica. Nel 2023, i minerali non metallici hanno rappresentato la percentuale più elevata del consumo totale (52,3 percento), seguiti dalla biomassa (21,8 percento), dai vettori di energia fossile (18,1 percento) e dai minerali metallici (7,8 percento).

La Commissione Europea ha adottato un pacchetto di misure per l’uso sostenibile delle risorse naturali, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza degli ecosistemi naturali nell’UE, aiutare l’Europa ad adattarsi ai cambiamenti climatici e garantire una sicurezza alimentare e materiale duratura.

La Pianificazione Patrimoniale delle Famiglie Italiane

Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane mostra una crescente necessità di pianificazione patrimoniale e gestione attenta del rischio finanziario. Secondo il Presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella, gli investimenti in fondi comuni hanno visto una crescita significativa, passando da 235 miliardi di euro nel 2010 a 681 miliardi nel 2020, fino a sfiorare i 661 miliardi nel 2021.

Questa crescita è stata favorita dai fondi di diritto estero, che sono aumentati da 89 miliardi a 536 miliardi (+498%), mentre quelli italiani sono cresciuti da 146 miliardi a 234 miliardi (+60%). Le ragioni di questo sbilanciamento includono una maggiore facilità nel costruire prodotti di risparmio all’estero, una minore fiscalità e meno restrizioni normative.

Il risparmio in attività di rischio è tassato al 26%, rispetto al 12,5% garantito ai sottoscrittori del debito sovrano in euro. Questo scenario evidenzia la necessità di un mercato alternativo dei capitali consolidato per competere con il credito bancario, che è condizionato da spread e tassi decisi a Bruxelles.

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Ritardi nei Fondi del PNRR per i Comuni Italiani

Le lunghe procedure burocratiche per la richiesta di anticipazione dei fondi stanno producendo rallentamenti nell’attuazione degli interventi del PNRR di competenza dei Comuni italiani. I senatori Antonio Misiani e Alessandro Alfieri hanno presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro per gli Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e PNRR, Raffaele Fitto, e al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, per affrontare questa questione.

I sindaci lamentano l’eccessiva complessità amministrativa legata alla rendicontazione degli interventi e ai tempi e modalità di erogazione delle risorse. Nonostante le risorse del PNRR siano state trasferite al bilancio dello Stato, i Comuni sono costretti ad attivare anticipazioni di tesoreria, con un aggravio di spesa per interessi. Questo ritardo nei pagamenti potrebbe causare il blocco dei lavori e il mancato rispetto del cronoprogramma degli interventi programmati.

I senatori dem chiedono al governo di accelerare il processo di validazione della spesa e di trasferire immediatamente le risorse ai Comuni, per evitare ritardi ingiustificati nelle erogazioni e garantire il rispetto del cronoprogramma degli interventi del PNRR.

Materie Prime Critiche in Italia

In Italia sono attive 76 miniere, di cui 22 relative a materiali nell’elenco delle 34 materie prime critiche dell’UE. Tra queste, 20 miniere estraggono feldspato, essenziale per l’industria ceramica, e 2 miniere estraggono fluorite, utilizzata nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro e dell’elettronica. La miniera di fluorite di Genna Tres Montis, nel Sud Sardegna, rientrerà in piena produzione dopo i lavori di ristrutturazione, diventando una delle più importanti d’Europa.

Il feldspato e la fluorite sono le uniche materie prime critiche coltivate in Italia, ma permessi di ricerca in corso e dati sulle miniere attive documentano la potenziale presenza di altre materie prime critiche strategiche come il litio, scoperto nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani, e altri minerali indispensabili per lo sviluppo di tecnologie green e la transizione digitale.

Le informazioni ufficiali dell’ISPRA sulle risorse minerarie nazionali sono raccolte nel database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale e Ambientale), presentato a Roma dal Vice Ministro Vannia Gava. Questo database rappresenta il punto di partenza per l’elaborazione di un programma minerario nazionale, imposto dal Regolamento EU 1252/2024 (Critical Raw Materials Act).

In Italia non vengono estratte materie prime critiche metalliche, rendendo il paese dipendente dai mercati esteri. Tuttavia, nuove tecniche di esplorazione e l’andamento dei prezzi di mercato stanno rivalutando depositi conosciuti di rame, manganese, tungsteno, cobalto, magnesite, titanio e bauxiti. Inoltre, l’interesse crescente per la coltivazione degli scarti minerari come fonte di materie prime rappresenta un’opportunità per il recupero di risorse preziose.

Bullet Executive Summary

La transizione ecologica richiede un impegno costante e multidimensionale, che coinvolge sia le istituzioni che i cittadini. La riduzione del consumo di materie prime nell’UE e l’aumento del valore aggiunto lordo nel settore dei beni e servizi ambientali sono segnali positivi di un cambiamento in atto. Tuttavia, la pianificazione patrimoniale delle famiglie italiane e i ritardi nei fondi del PNRR per i Comuni evidenziano la necessità di un approccio più integrato e coordinato.

La gestione sostenibile delle risorse naturali e l’estrazione di materie prime critiche sono fondamentali per garantire la resilienza degli ecosistemi e l’indipendenza economica. La valorizzazione degli scarti minerari e l’adozione di nuove tecniche di esplorazione rappresentano opportunità concrete per un futuro più sostenibile.

In conclusione, la transizione ecologica non è solo una questione di riduzione delle emissioni o di utilizzo di energie rinnovabili, ma richiede una revisione completa dei modelli di consumo e produzione. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione a lungo termine possiamo garantire un futuro sostenibile per le generazioni future.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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