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Nuovi punti di raccolta per abiti usati: la rivoluzione del riciclo in Spagna

Scopri come i principali marchi di moda stanno lanciando un sistema innovativo per la raccolta differenziata di indumenti in Spagna, coinvolgendo comuni e province per un futuro più sostenibile.
  • Inizio dell’iniziativa: inizio 2025 in diverse città spagnole.
  • Obiettivo: riciclare e riutilizzare la maggior quantità possibile di prodotti tessili e calzature.
  • Nuovi posti di lavoro: creazione di nuove opportunità di business e occupazione.
  • Inditex: investimento di 3,5 milioni di euro per raddoppiare i volumi gestiti da Moda Re a 40 mila tonnellate l’anno.
  • Raccolta tessile in Italia: 160 mila tonnellate di rifiuti tessili prodotte nel 2022, pari a circa 500 milioni di vestiti.

L’Associazione per la Gestione dei rifiuti tessili e calzaturieri in Spagna, promossa da otto dei principali marchi dell’industria della moda – H&M, Mango, Inditex, Decathlon, Kiabi, Tendam, El Corte Inglés e Ikea – è pronta a lanciare un’iniziativa per avviare la raccolta differenziata di abiti usati. Questa iniziativa, che partirà a inizio 2025, coinvolgerà la Federazione spagnola dei comuni e delle province per selezionare alcune città di diverse dimensioni e densità di popolazione dove testare il sistema di bidoni e punti di raccolta, replicabili poi a livello nazionale.

L’obiettivo del programma è delineare una forma di obbligo di raccolta differenziata per gli indumenti usati, proponendo un nuovo modello di economia circolare che includa tutti gli operatori del settore. In questo modo, sarà possibile riciclare e riutilizzare la maggior quantità possibile di prodotti tessili e calzature in disuso. L’Associazione per la Gestione dei rifiuti tessili e calzaturieri in Spagna è stata costituita l’11 gennaio 2023 proprio per raggiungere tale obiettivo. Nel corso delle attività, si sono aggiunti brand non spagnoli ma operativi nel Paese, come la multinazionale anglo-irlandese Primark e la filiale del gruppo britannico JD Sports.

Il programma prevede l’installazione di contenitori in punti strategici lungo la strada e all’interno dei negozi delle catene partecipanti. Una volta sviluppati i regimi di responsabilità estesa ai produttori, anticipando anche la fase obbligatoria della raccolta differenziata dei rifiuti tessili, si spera di avviare una filiera che porti a nuove opportunità di business e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

La Situazione in Italia

In Italia, la raccolta differenziata di rifiuti tessili è obbligatoria dal primo gennaio 2022, anticipando una direttiva europea che lo prevede per tutti gli Stati membri dell’Ue a partire dal 2025. Secondo dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) del 2022, sono 160 mila le tonnellate di rifiuti tessili prodotti in Italia, pari a circa 500 milioni di vestiti per una media di 2,7 kg ad abitante. Questo rappresenta un trend in crescita rispetto alle 154 mila tonnellate dell’anno precedente.

Non esiste, però, un metodo unico su tutto il territorio nazionale per riciclare gli abiti usati. Alcuni comuni hanno posizionato lungo le strade bidoni di raccolta appositi, altri – come Pisa – prevedono un sistema di ritiro a domicilio gratuito. Molte catene di abbigliamento offrono la possibilità di lasciare in negozio indumenti usurati, ma non essendo coinvolto un servizio pubblico, non è semplice tenere traccia dell’effettivo processo di riciclo e riutilizzo dei capi.

Cosa ne pensi?
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Inditex e la Sostenibilità

Inditex, proprietaria del marchio Zara, insieme con altre primarie insegne del settore come H&M e Mango, si è fatta promotrice di un’associazione senza scopo di lucro per gestire l’abbigliamento dismesso. Questa iniziativa si inserisce nel percorso che Inditex ha avviato in favore della sostenibilità. Il colosso della moda ha sostenuto la creazione di un hub del recupero dei tessili chiamato Moda Re, la più grande catena di abbigliamento di seconda mano della Spagna. Moda Re prevede di raddoppiare i volumi gestiti arrivando a 40 mila tonnellate metriche all’anno, con un piano di espansione sostenuto da Inditex che include un investimento di 3,5 milioni di euro per il prossimo triennio.

Inditex ha annunciato la volontà di investire in sostenibilità: a fronte di un +10% di capi di abbigliamento immessi sul mercato a livello globale nel 2022 rispetto all’anno precedente, ha dichiarato di voler arrivare a utilizzare il 40% di fibre riciclate negli indumenti entro il 2030. Questo impegno si riflette anche nel lancio di una piattaforma di “seconda mano” in Francia, disponibile attraverso i negozi Zara, il sito web e un’applicazione mobile, già in uso nel Regno Unito e prossimamente proposta anche in Germania.

Le Norme UE sui Rifiuti Tessili

La Commissione Europea ha indicato il 2025 come data entro la quale la filiera tessile si dovrà organizzare per una corretta gestione dei propri rifiuti, volta al riuso, recupero e riciclo. La moda veloce, o fast fashion, è considerata molto poco sostenibile e l’industria tessile è uno dei principali responsabili del cambiamento climatico e dei danni all’ambiente. Entro il 2030, l’UE vuole che tutti i prodotti tessili venduti nell’unione siano realizzati in larga misura con fibre riciclate e che siano durevoli, riparabili e riciclabili.

Per creare la capacità necessaria per raggiungere tali obiettivi, ReHubs Europe, associazione creata dalla Confederazione Europea dell’Abbigliamento e del Tessile (Euratex), incoraggia gli investimenti nel riciclo “fibra per fibra”. Attualmente, meno dell’1% degli indumenti viene riciclato in questo modo e i processi sono ancora in fase di sviluppo. Le sfide da superare includono la separazione dei diversi tipi di fibre per trasformarle in materie prime adatte al riciclo. Il costo più elevato del tessuto riciclato rispetto al tessuto nuovo rimane un ostacolo alla sua adozione diffusa.

Bullet Executive Summary

La transizione ecologica nel settore tessile è un percorso complesso ma necessario. La raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti tessili rappresentano passi cruciali verso un’economia circolare e sostenibile. Iniziative come quella promossa in Spagna dall’Associazione per la Gestione dei rifiuti tessili e calzaturieri, e gli sforzi di aziende come Inditex, dimostrano che è possibile creare un sistema virtuoso che non solo riduce l’impatto ambientale ma crea anche nuove opportunità economiche.

Una nozione base di transizione ecologica riguarda l’importanza di ridurre i rifiuti attraverso il riciclo e il riutilizzo. Questo non solo aiuta a conservare le risorse naturali ma riduce anche l’inquinamento e le emissioni di gas serra. Una nozione avanzata, invece, implica l’adozione di tecnologie innovative e la creazione di infrastrutture adeguate per il riciclo “fibra per fibra”, che permettono di trasformare gli indumenti usati in nuovi tessuti, chiudendo il ciclo produttivo.

Riflettendo su questi temi, è evidente che ognuno di noi può contribuire a un futuro più sostenibile. Scegliere di acquistare meno e meglio, preferire prodotti realizzati con materiali riciclati e supportare le aziende che si impegnano nella sostenibilità sono azioni concrete che possono fare la differenza. La strada è lunga, ma con l’impegno di tutti possiamo raggiungere obiettivi ambiziosi e necessari per il bene del nostro pianeta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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