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- L'unione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'italia contestando le etichette anti-shrinkflation, che obbligano i produttori a segnalare la riduzione della quantità di prodotto a parità di imballaggio e con un aumento del prezzo unitario entro sei mesi.
- La commissione europea contesta all'italia la violazione degli articoli 34-36 del trattato sul funzionamento dell'unione europea (tfue), sostenendo che i requisiti nazionali in materia di etichettatura costituiscono un ostacolo al mercato interno.
- Il codacons ha criticato le etichette italiane contro la shrinkflation, definendole tardive e poco utili, poiché molti prodotti hanno già subito il riporzionamento.
L’UE Contesta le Etichette Anti-Shrinkflation Italiane: Una Procedura d’Infrazione Iniziata
La pratica della shrinkflation, un neologismo che unisce “stringere” e “inflazione”, è diventata una realtà tangibile per i consumatori negli ultimi anni. Questa strategia aziendale consiste nel ridurre la quantità di prodotto offerta mantenendo invariato il prezzo di vendita. Il governo italiano ha cercato di contrastare questo fenomeno attraverso l’introduzione di etichette informative, ma l’Unione Europea ha sollevato obiezioni, aprendo una procedura d’infrazione contro l’Italia.
Il provvedimento italiano, che obbliga i produttori a segnalare sulle confezioni la riduzione della quantità di prodotto a parità di imballaggio e con un aumento del prezzo unitario, è stato visto dalla Commissione Europea come un potenziale ostacolo alla libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico. La Commissione, pur riconoscendo l’importanza di informare i consumatori, ritiene che l’obbligo di apporre tali informazioni direttamente su ogni prodotto sia una misura eccessivamente restrittiva. Si suggerisce che esistano alternative meno invasive, come l’esposizione delle informazioni vicino ai prodotti stessi.
La procedura d’infrazione è attualmente nella fase di pre-contenzioso. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alle obiezioni sollevate dalla Commissione. In caso di mancata risposta o di risposte ritenute insufficienti, la Commissione può emettere un parere motivato, richiedendo all’Italia di adeguarsi alle normative europee. Se l’Italia non si conforma, la Commissione può adire la Corte di Giustizia delle Comunità Europee.
Le Ragioni della Commissione Europea
La Commissione Europea contesta all’Italia la violazione degli articoli 34-36 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), sostenendo che i requisiti nazionali in materia di etichettatura costituiscono un grave ostacolo al mercato interno e compromettono la libera circolazione delle merci. Si evidenzia che l’Italia non ha fornito prove sufficienti sulla proporzionalità della misura adottata, considerando la disponibilità di opzioni meno restrittive.
Inoltre, la Commissione Europea sottolinea che l’Italia è già in violazione della direttiva sulla trasparenza del mercato unico, avendo adottato la misura contro la shrinkflation durante il periodo di sospensione successivo alla notifica del progetto di legge, senza tenere conto del parere circostanziato emesso dalla commissione stessa. Questo aspetto aggrava ulteriormente la posizione dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea.
La decisione di avviare una procedura d’infrazione è il risultato di un bilanciamento tra la necessità di informare i consumatori e l’esigenza di evitare barriere al mercato interno. La Commissione Europea mira a trovare soluzioni che siano vantaggiose per tutti, garantendo la trasparenza senza compromettere la libera circolazione delle merci.
Il Codacons ha criticato le etichette italiane contro la shrinkflation, definendole tardive e poco utili, poiché molti prodotti hanno già subito il riporzionamento. L’Unione Nazionale Consumatori, invece, esorta l’Italia a non fare passi indietro e a promuovere regole comuni a livello europeo per combattere la shrinkflation.
Dettagli e Implicazioni della Misura Italiana
La legge italiana, introdotta per contrastare la shrinkflation, prevede che i produttori debbano informare i consumatori, tramite un’etichetta specifica sulla confezione, della riduzione della quantità nominale del prodotto e del conseguente aumento del prezzo per unità di misura. Questo obbligo di informazione si applica per un periodo di sei mesi dal momento in cui l’etichetta viene esposta.
La misura è stata inserita nella nuova legge annuale per il mercato e la concorrenza, presentata in Parlamento ad agosto 2024. L’articolo 15 bis della legge stabilisce che i produttori che mettono in vendita un prodotto di consumo che ha subito una riduzione della quantità nominale, pur mantenendo inalterato il confezionamento, devono informare il consumatore dell’avvenuta riduzione e dell’aumento del prezzo in termini percentuali.
Il governo italiano aveva espresso soddisfazione per questa misura, considerandola un’iniziativa pionieristica a livello europeo. Tuttavia, la Commissione Europea ha sollevato dubbi sulla sua compatibilità con le normative europee, aprendo la strada alla procedura d’infrazione. La questione è complessa e coinvolge aspetti legali, economici e politici, con implicazioni significative per i consumatori e per le imprese.

Verso una Trasparenza Più Efficace e Armonizzata
La procedura d’infrazione avviata dall’UE contro l’Italia per le etichette anti-shrinkflation solleva interrogativi cruciali sulla necessità di bilanciare la protezione dei consumatori con la fluidità del mercato interno. È evidente che la shrinkflation rappresenta una sfida complessa, poiché le aziende cercano di mitigare l’aumento dei costi senza aumentare direttamente i prezzi, una pratica che può ingannare i consumatori e minare la fiducia nel mercato.
La questione centrale è come garantire una trasparenza efficace senza imporre oneri eccessivi alle imprese o creare barriere commerciali. L’UE sembra suggerire che soluzioni alternative, come l’esposizione di informazioni chiare e visibili vicino ai prodotti, potrebbero essere più proporzionate e meno restrittive. Tuttavia, è fondamentale che tali soluzioni siano altrettanto efficaci nell’informare i consumatori e nel contrastare la shrinkflation.
La procedura d’infrazione potrebbe portare a una revisione della normativa italiana, con l’obiettivo di renderla più conforme alle normative europee. Questo potrebbe comportare l’adozione di misure alternative per informare i consumatori, come campagne di sensibilizzazione o strumenti digitali. In ogni caso, è essenziale che la nuova normativa sia chiara, efficace e facile da applicare, sia per le imprese che per i consumatori.
L’obiettivo finale dovrebbe essere quello di creare un quadro normativo armonizzato a livello europeo, che protegga i consumatori dalla shrinkflation senza ostacolare la libera circolazione delle merci. Questo richiederebbe un dialogo costruttivo tra gli Stati membri, la Commissione Europea e le parti interessate, al fine di trovare soluzioni innovative e sostenibili.
Riflessioni Finali: Un Equilibrio Tra Mercato e Consumatore
Amici, parliamoci chiaro: la shrinkflation è un po’ come quando compri una pizza e ti accorgi che è più piccola del solito, ma costa uguale. Ti senti un po’ preso in giro, no? Ecco, a livello macroeconomico è la stessa cosa. Le aziende cercano di non farci accorgere che stiamo pagando di più per meno, e questo non è corretto. La transizione ecologica e l’economia circolare ci insegnano che dobbiamo essere più consapevoli di ciò che consumiamo e di come le aziende producono. La trasparenza è fondamentale per fare scelte informate e sostenibili.
Un concetto avanzato legato a questo tema è la “responsabilità estesa del produttore” (EPR). Questo principio implica che i produttori non sono responsabili solo della produzione, ma anche della gestione dei rifiuti e del fine vita dei loro prodotti. Se le aziende fossero responsabili dei costi ambientali e sociali della shrinkflation, forse ci penserebbero due volte prima di ridurre le quantità senza informare adeguatamente i consumatori. Questo potrebbe incentivare pratiche più sostenibili e trasparenti, in linea con i principi dell’economia circolare.
Quindi, la prossima volta che fate la spesa, fate attenzione alle etichette e alle quantità. Informatevi, confrontate i prezzi e scegliete prodotti che siano non solo convenienti, ma anche rispettosi dell’ambiente e dei vostri diritti come consumatori. Ricordate, il potere è nelle nostre mani!