E-Mail: [email protected]
- Obbligo di rendicontazione dal 1° gennaio 2024 per grandi aziende con oltre 500 dipendenti.
- Estensione dell'obbligo alle PMI con strumenti finanziari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati dal 1° gennaio 2026.
- Introduzione del principio di doppia rilevanza per una visione integrata delle performance aziendali.
La nuova informativa sulla sostenibilità diventa obbligo di legge
Nella Gazzetta Ufficiale di ieri è stato pubblicato il DLgs. 125/2024, che recepisce la direttiva UE 2022/2464, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Questo decreto stabilisce il quadro di riferimento per l’entrata in vigore dell’informativa sulla sostenibilità, da includere nella Relazione sulla gestione. La normativa introduce obblighi dal 1° gennaio 2024 per le grandi aziende e le società madre di ampi gruppi con più di 500 dipendenti, già tenute a pubblicare la dichiarazione non finanziaria.
Dal 1° gennaio 2025, l’obbligo si estende alle grandi imprese e società madri di grandi gruppi non ancora obbligate. Le grandi imprese sono definite come entità che superano due dei seguenti limiti per due esercizi consecutivi: totale dello Stato patrimoniale di 25 milioni di euro, ricavi netti di 50 milioni di euro, o un numero medio di 250 dipendenti. I gruppi di grandi imprese sono composti da una società madre e società figlie che superano questi limiti su base aggregata, con un incremento del 20%.
Le piccole e medie imprese (PMI) con strumenti finanziari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati saranno obbligate a partire dal 1° gennaio 2026. Le PMI sono definite come società che rientrano in almeno due dei seguenti intervalli: totale dello Stato patrimoniale tra 450.000 e 25.000.000 di euro, ricavi netti tra 900.000 e 50.000.000 di euro, e un numero medio di dipendenti tra 11 e 250.
- Una grande vittoria per la sostenibilità... 🌍👏...
- Un altro ostacolo burocratico per le aziende... 😓...
- E se questa legge fosse un'opportunità nascosta... 🤔💡...
Il revisore della sostenibilità può essere diverso da quello del bilancio
Una delle modifiche più rilevanti apportate dal decreto riguarda il DLgs. 39/2010, prevedendo che l’incarico di “revisore della sostenibilità” possa essere affidato al medesimo professionista della revisione contabile oppure a un diverso revisore. Per ottenere l’abilitazione, è necessario un tirocinio di almeno 8 mesi e l’acquisizione di 25 crediti formativi annuali, di cui almeno 10 in revisione legale dei conti e 10 in sostenibilità.
Le disposizioni transitorie prevedono che i revisori iscritti al Registro entro il 1° gennaio 2026 siano considerati abilitati senza obbligo di tirocinio ed esame, purché abbiano maturato almeno 5 crediti formativi annuali in materie di sostenibilità e presentino domanda di abilitazione. Il decreto innova inoltre il codice civile riguardante i criteri per la redazione del bilancio d’esercizio per le società in forma abbreviata e per le micro-imprese.
Il report di sostenibilità aziendale punta sulla doppia rilevanza
Il decreto che recepisce la direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale introduce un approccio innovativo: il principio di doppia rilevanza o materialità. Questo principio richiede alle imprese di fornire informazioni sia sull’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità (rilevanza d’impatto o inside-out) sia su come le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa (rilevanza finanziaria o outside-in).
Questo approccio mira a fornire una visione completa e integrata delle performance aziendali, evidenziando come le decisioni aziendali influenzino e siano influenzate dalle questioni di sostenibilità. La doppia rilevanza permette di comprendere meglio i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità, migliorando la trasparenza e la responsabilità delle imprese.
ESG e Modelli 231: verso una compliance integrata per lo sviluppo sostenibile
L’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance) rappresenta i fattori che valutano l’impegno di un’azienda in termini di sostenibilità. La Direttiva 2022/2464/UE, recepita dal DLgs. 125/2024, obbliga le aziende a redigere il Bilancio di sostenibilità, fornendo una rendicontazione delle loro scelte aziendali rispetto ai fattori sociali, ambientali e di governance.
Le aziende orientate ai fattori ESG sono considerate più virtuose e, nel lungo periodo, destinate a ottenere maggiori profitti. Questo perché generano risparmi nei costi di corporate governance e promuovono un ambiente di lavoro più etico e sostenibile. I fattori ESG si suddividono in tre categorie principali: ambientale, sociale e governance.
Il fattore ambientale riguarda l’impegno dell’azienda nei confronti dei cambiamenti climatici, l’uso delle risorse naturali, la gestione dei rifiuti e il contenimento delle emissioni di gas serra. Il fattore sociale si riferisce al valore generato dal capitale umano, promuovendo un ambiente di lavoro etico e rispettoso dei diritti dei lavoratori. Infine, una governance efficace richiede trasparenza, moralità e integrità nelle decisioni aziendali, assicurando che le politiche di sostenibilità siano incorporate in tutte le attività dell’impresa.
Bullet Executive Summary
La transizione ecologica rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui le società e le economie operano, spostandosi verso pratiche più sostenibili e rispettose dell’ambiente. La nuova normativa sulla rendicontazione di sostenibilità obbliga le imprese a essere più trasparenti riguardo al loro impatto ambientale e sociale, promuovendo una maggiore responsabilità e consapevolezza.
Un concetto avanzato di economia circolare applicabile al tema dell’articolo è l’adozione di modelli di business che favoriscano il riutilizzo e il riciclo dei materiali, riducendo così la necessità di nuove risorse e minimizzando i rifiuti. Questo approccio non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma può anche generare nuove opportunità economiche e migliorare la resilienza delle imprese.
In conclusione, l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità rappresenta un passo significativo verso un futuro più sostenibile. Le aziende devono abbracciare questa opportunità per migliorare le loro pratiche e contribuire positivamente alla società e all’ambiente. La sfida è grande, ma i benefici a lungo termine per le imprese e la comunità sono inestimabili.
- Sito ufficiale della Commissione Europea sulla Direttiva sulla sostenibilità aziendale
- Documento ufficiale del Ministero dell'Economia e delle Finanze sulla consultazione pubblica del decreto di recepimento della direttiva CSRD
- Sito ufficiale della Commissione Europea sulla proposta di Direttiva UE sul Dovere di Diligenza delle imprese