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- Le vendite di smartphone sono triplicate dal 2011, superando 1,5 miliardi di unità all’anno.
- La durata media di utilizzo di uno smartphone è di poco più di 22 mesi, sebbene il suo potenziale tecnico sia di 5 anni.
- Si prevede che i rifiuti elettronici raggiungeranno 74 milioni di tonnellate globali entro il 2030.
Le vendite degli smartphone sono triplicate dal 2011, superando 1,5 miliardi di unità all’anno. Tuttavia, la durata media di utilizzo di uno smartphone è breve: negli Stati Uniti e nel Regno Unito, un dispositivo viene utilizzato per poco più di 22 mesi, ben al di sotto del suo potenziale tecnico di 5 anni. Questi tassi di ricambio elevati contribuiscono all’aumento del flusso di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE), che si prevede raggiungerà 74 milioni di tonnellate globali entro il 2030.
L’aumento dei consumi e della produzione di rifiuti tecnologici accentua l’allarme sul sovrasfruttamento delle risorse naturali e la maggiore difficoltà di approvvigionarsi di materie prime critiche. Per rispondere a questa contraddizione, è necessario allargare lo sguardo e considerare diversi aspetti, oltre l’analisi delle politiche di prevenzione su ecodesign, riutilizzo, riparazione e riciclo. L’analisi del fenomeno deve coinvolgere le dinamiche di produzione e immissione sul mercato di oggetti tecnologici e i fattori che spingono le persone ad acquistarli nonostante non ne abbiano bisogno, gettandoli via dopo pochi cicli di utilizzo.
Il progetto “Training for Circularity – Borse di Studio (WEEE Edition)”, promosso dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali in collaborazione con Erion WEEE e il Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA, con il supporto di EconomiaCircolare, ha l’obiettivo di far emergere la rilevanza pratica della sociologia dei consumi e delle questioni legate alla circolarità, incoraggiando una riflessione critica sui moventi inosservati del consumo moderno.
RAEE: prevenzione, riutilizzo e riciclo per rispondere alla sfida
I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) rappresentano un flusso in crescita nella società contemporanea. Le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) sono state le prime a essere coperte dal principio di responsabilità estesa del produttore, ma gli sforzi dell’industria per ridurre i rifiuti e le materie prime necessarie per la produzione sono ancora blandi. In Italia e in Europa, i materiali riciclati rappresentano meno della metà di quelli recuperati.
Il riutilizzo dei dispositivi funzionanti e la preparazione al riutilizzo dei RAEE sono in crescita, ma rimangono marginali a causa della mancanza di incentivi e di una disciplina ancora acerba. Ogni anno vengono generati oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE, di cui più di 4 milioni in Europa, e le previsioni indicano che questa quantità potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni. Questo scenario è dovuto al costante avanzamento tecnologico e all’aumento dei consumi, che portano all’obsolescenza rapida dei dispositivi elettronici.
Il progresso tecnologico porta alla produzione continua di dispositivi avanzati e accessibili, soprattutto di natura elettronica, come computer, smartphone ed elettrodomestici. Tuttavia, questa tendenza comporta la rimozione dei dispositivi non più all’altezza delle esigenze quotidiane, contribuendo all’accumulo crescente dei RAEE. La gestione sostenibile dei RAEE richiede un approccio completo che coinvolga produttori, governi, consumatori e organizzazioni internazionali.
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Il consumismo e il nuovo potere: il tormento di Pasolini
Nella seconda metà degli anni Sessanta, l’Italia completò la transizione da una società rurale a una società dei consumi. Nel decennio precedente, il reddito della famiglia media crebbe considerevolmente e i consumi cambiarono profondamente composizione: nei primi anni Cinquanta, più della metà della spesa per consumo era destinata a beni essenziali (soprattutto alimentari e bevande), mentre un decennio dopo questa quota scese a circa il 35%. Questa contrazione derivava dalla crescente importanza dei beni superflui, una proliferazione che è una cifra distintiva del consumismo.
Pier Paolo Pasolini anticipò questi cambiamenti, restituendo una profonda preoccupazione attraverso una serie di interventi nella prima metà degli anni Settanta, raccolti in due volumi: Scritti corsari e Lettere luterane. Pasolini usava il termine genocidio per descrivere la distruzione dei modelli di vita alternativi, seguiti dai segmenti della popolazione che cercavano di sottrarsi al dominio della rivoluzione borghese. L’omologazione, secondo Pasolini, estendeva questa concezione edonistica dell’esistenza a tutta la società, sovrapponendosi al genocidio dei sottoproletari.
Pasolini sosteneva che l’edonismo del consumo era funzionale agli interessi della borghesia, permettendo di realizzare lo sviluppo e l’ampliamento della produzione materiale, ma non il progresso. Alla borghesia interessava solo lo sviluppo, ma uno sviluppo senza progresso, una combinazione mostruosa. Questo sviluppo senza progresso portava a un regresso culturale e civile in alcune parti del paese.
Controllo dei consumi e sviluppo dei bisogni umani
Il ridotto volume di produzione, con un piano di sottoproduzione concentrato nei campi necessari, eserciterebbe un controllo autoritario sui consumi, combattendo le mode pubblicitarie che creano bisogni voluttuari e abolendo le attività che alimentano la psicologia reazionaria del consumismo. Nel dopoguerra europeo, la politica economica dei partiti nazional-comunisti si basava sull’aumento dei consumi, reso possibile dall’aumento dei salari attraverso una politica statale dei consumi sociali.
Negli anni ’70, una profonda crisi economica, causata dall’aumento del prezzo del petrolio, portò i partiti comunisti di Italia, Francia e Spagna a sollecitare interventi statali a favore degli investimenti sociali. Per superare la crisi, il segretario del Partito Comunista Francese, Georges Marchais, dichiarò che era necessario un vero cambiamento di rotta, orientando la politica verso il rilancio del consumo popolare e sociale. Anche il segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, avviò una politica di corresponsabilità verso la stabilità economica e politica, nota come compromesso storico.
Il sistema di produzione-consumo delle merci è la premessa per la riproduzione allargata del capitale e per la sua sopravvivenza, ogni intervento è ossigeno per un modo di produzione asfittico che sopravvive in una camera di rianimazione continua. Come droghe, gli stimolanti economici danno assuefazione. Il sistema ha bisogno di più materia ed energia, consumando più risorse naturali in rapporto alle risorse umane richieste. Cresce il divario tra produzione e consumo; la produzione e il consumo per la produzione hanno conseguenze catastrofiche sull’ambiente.
Bullet Executive Summary
La transizione ecologica, la gestione delle risorse naturali, la sostenibilità, l’economia circolare e la gestione dei rifiuti sono temi cruciali per affrontare le sfide ambientali e sociali del nostro tempo. La gestione sostenibile dei RAEE richiede un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori della società, dai produttori ai consumatori, passando per i governi e le organizzazioni internazionali. La promozione del diritto alla riparazione, l’ecodesign e l’educazione dei cittadini sono elementi fondamentali per ridurre gli impatti ambientali dei rifiuti derivanti dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Una nozione avanzata di economia circolare applicabile al tema dei RAEE è la chiusura del ciclo di vita dei prodotti. Questo concetto prevede che i prodotti siano progettati fin dall’inizio per essere facilmente smontabili, riparabili e riciclabili, riducendo così la necessità di nuove risorse e minimizzando i rifiuti. La chiusura del ciclo di vita dei prodotti non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, ma promuove anche un’economia più sostenibile e resiliente, in grado di affrontare le sfide future con maggiore efficacia.
In conclusione, riflettere sulle contraddizioni della società dei consumi e sulla gestione sostenibile dei RAEE ci invita a considerare il nostro ruolo come consumatori e cittadini. Ogni scelta che facciamo, ogni dispositivo che acquistiamo e ogni rifiuto che produciamo ha un impatto sull’ambiente e sulla società. Promuovere una cultura della sostenibilità e della responsabilità è essenziale per costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti.