E-Mail: [email protected]
- L'inchiesta della Procura di Catania ha emesso 32 avvisi di garanzia per abusi nella gestione dei rifiuti.
- Coinvolti i vertici di Oikos spa, amministratori pubblici e imprenditori, con presunti danni ambientali e amministrativi.
- Le discariche di Valanghe d'Inverno e Tiritì hanno gestito migliaia di tonnellate di rifiuti non trattati correttamente, con profitti illeciti per i coinvolti.
Politici locali, amministratori pubblici e imprenditori sono al centro di un’inchiesta sul conferimento di rifiuti nelle discariche di Valanghe d’Inverno e Tiritì, gestite dalla Oikos spa tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, nella zona orientale della Sicilia. La Procura di Catania ha notificato un avviso di garanzia a 32 persone, raggiunte dai carabinieri del Noe, indagate in relazione a presunti abusi nella gestione, trattamento e smaltimento di migliaia di tonnellate di immondizia negli impianti gestiti dalla società, azioni riconducibili ai fratelli Orazio e Domenico Proto.
Tra gli indagati ci sono i vertici della spa, Nunzia Pappalardo, Giuseppe Puleo, Salvatore Maria Domenico Sudano e Giuseppe Lo Cicero. Destinatari dell’avviso di garanzia sono anche l’ex sindaco Leoluca Orlando, candidato alle Europee con Alleanza Verdi-Sinistra, l’assessore all’Ambiente Giusto Catania, l’ex presidente della Rap, Giuseppe Norata, il capo del dipartimento Protezione civile regionale, Salvatore Cocina, il funzionario regionale Gianfranco Cannova, il funzionario dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente, “Terra mia”, Natale Zuccarello, il dirigente del servizio 1 Territorio e Ambiente e tre commissari nominati dal prefetto di Catania per la gestione della discarica dal 19 dicembre 2014 al 3 febbraio 2017: Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca.
La gestione delle discariche di Valanghe d’Inverno e Tiritì
Al centro dell’inchiesta della magistratura etnea, condotta dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, ci sono le autorizzazioni rilasciate per gli impianti gestiti da Oikos, le modalità di pretrattamento dei rifiuti mobili e fissi nella discarica di Bellolampo e i guadagni conseguiti dalla società catanese e palermitana nonostante le anomalie amministrative e tecniche riscontrate. Oltre venti pagine di capi d’incolpazione fanno riferimento a comportamenti omissivi e dolosi, danni ambientali e valutazioni previste dal codice dell’ambiente sugli impianti, la tipologia di rifiuti conferiti, liquidi, fanghi, miscele di oli e pneumatici di veicoli fuori uso.
L’elenco degli indagati comprende Marcella Belfiore, Vincenzo Bonanno, Raimondo Burgio, Clarissa Calì, Gianfranco Cannova, Maurizio Cassarino, Giusto Catania, Salvatore Cocina, Francesco Fiorino, Pasquale Fradella, Sergio Gelardi, Gianfranco Grasso, Pasquale Roberto Li Causi, Giuseppe Lo Cicero, Francesco Lombardo, Sergio Marino, Giuseppe Norata, Leoluca Orlando, Nunzia Pappalardo, Maurizio Pirillo, Domenico Proto, Orazio Proto, Veronica Puglisi, Giuseppe Puleo, Antonino Putrone, Antonino Rotella, Vincenzo Sansone, Stefano Scammacca, Massimiliano Severino, Salvatore Maria Domenico Sudano, Riccardo Tenti e Natale Zuccarello.
Leoluca Orlando ha commentato: “È mio dovere chiarire, ho fiducia nella magistratura e nella legittimità della mia attività svolta come sindaco. Ho dovuto fronteggiare l’assenza di un piano regionale dei rifiuti e l’impiantistica pubblica, nonostante i ritardi della Regione nella realizzazione di una vasca di competenza a Bellolampo, nonostante le diffide e le sollecitazioni dell’Amministrazione Comunale”.
Il sistema illecito e le contestazioni della procura
L’inchiesta contesta ai 32 indagati e a due società una gestione dei rifiuti non limpida nelle discariche di Valanghe d’Inverno e Tiritì. L’impianto di Motta Sant’Anastasia è stato il catalizzatore di operazioni e forzature con la complicità di funzionari regionali, che hanno fruttato ingiusti profitti ai vertici della Oikos. Il sistema si chiude con 32 avvisi di garanzia e abbraccia dieci anni di conferimenti e smaltimento di immondizia. La discarica è stata sotto controllo dei tre commissari nominati nel 2017: Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca, tutti indagati.
Tra gli indagati figura anche l’attuale capo della protezione civile, Salvo Cocina, che ha lavorato al dipartimento Acque e Rifiuti. Le contestazioni sono innumerevoli e l’essenza dell’inchiesta è che gestivano, trattavano e smaltivano abusivamente centinaia di migliaia di rifiuti. Un capitolo palermitano riguarda la Rap di Palermo, con l’invio di rifiuti non adeguatamente trattati negli impianti Tmb a Catania durante l’emergenza rifiuti siciliana. La procura contesta ordinanze contingibili urgenti che non hanno ricevuto il parere di Asp e Arpa.
Tra i nomi degli indagati ci sono Domenico Proto, manager di Oikos, l’architetto Gianfranco Cannova, che ha visto la prescrizione sancita dalla Cassazione nel processo per corruzione, figlio dell’indagine palermitana Terra Mia. Proto è finito nel registro degli indagati come presidente della società dal 2006 al 2014 e amministratore e gestore dei siti al centro del radar dei carabinieri del Noe. Il sistema illecito ha visto l’entrata di Omnia Engineering. Tra i manager indagati ci sono Nunzia Pappalardo, socio Orazio Proto, direttore Giuseppe Puleo, consigliere del Cda Salvatore Sudano, dipendenti Marcella Belfiore e Veronica Puglisi, e il geologo Gianfranco Grasso, responsabile della Bat Engineering. I pm contestano violazioni della normativa ambientale.
Il capitolo dei funzionari regionali riguarda anni di ruolo opaco, firmando autorizzazioni e certificazioni. Tra questi, Gianfranco Cannova, funzionario dell’Assessorato Territorio e Ambiente, e Salvo Cocina, dirigente del Dipartimento Acque e Rifiuti dal 2018 al 2020. Anche Natale Zuccarello, che ha patteggiato sul caso delle mazzette al genio civile di Catania, è tra gli indagati, insieme ai dirigenti Vincenzo Sansone, Antonio Rotella, Francesco Lombardo, Maurizio Pirillo e Sergio Gelardi. I carabinieri hanno acquisito centinaia di faldoni relativi all’iter per ottenere l’Aia, l’autorizzazione di impatto ambientale per gli invasi di Tiritì e Valanghe d’Inverno.
Comincia ora il secondo capitolo: quello delle difese. Si annuncia un’estate caldissima.
Presunti abusi nelle discariche di Valanghe d’inverno e Tiritì
La Procura di Catania ha emesso un avviso di conclusione indagine e un avviso di garanzia nei confronti di 32 persone nell’ambito dell’inchiesta sui siti di discarica di Valanghe d’inverno e Tiritì, a Motta Sant’Anastasia e Misterbianco. Il provvedimento, notificato dai carabinieri del Noe sezione polizia giudiziaria, ipotizza abusi nella gestione, trattamento e smaltimento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti. Tra gli indagati ci sono imprenditori della Oikos spa, Orazio e Domenico Proto, il capo del dipartimento Protezione civile regionale Salvatore Cocina, il dirigente generale del servizio Autorizzazioni impianti gestione rifiuti, e tre commissari nominati dal prefetto di Catania per la gestione della discarica dal 19 dicembre 2014 al 3 febbraio 2017: Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca.
L’indagine riguarda anche due società e i loro rappresentanti legali: la Rap di Palermo Spa e l’Oikos Spa. L’avviso di conclusione delle indagini è firmato dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Tra i dirigenti tecnici della Rap, società di raccolta rifiuti di Palermo, figura l’allora sindaco del capoluogo regionale, Leoluca Orlando.
Le contestazioni riguardano reati di abuso nella gestione, trattamento e smaltimento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti. Gli indagati includono imprenditori della Oikos spa, Orazio e Domenico Proto, il capo del dipartimento della Protezione civile regionale Salvatore Cocina, il dirigente generale del servizio Autorizzazioni impianti gestione rifiuti, e allora dirigenti tecnici della Rap. Tra questi, l’allora sindaco di Palermo, due assessori: Sergio Marino e Giusto Catania. Indagati anche il dirigente del servizio Ambiente del Comune di Palermo, Francesco Fiorino, e i tre commissari nominati dal prefetto di Catania per la gestione delle discariche dell’Oikos: Maurizio Cassarino, Riccardo Tenti e Stefano Scammacca.
Il capo d’imputazione riguarda la Rap di Palermo, che avrebbe conferito nelle discariche dell’Oikos rifiuti urbani indifferenziati e non frazione secca, a causa dell’inadeguatezza e inefficienza degli impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) fisso e mobile nella discarica di Bellolampo. Il trasferimento è stato permesso per fronteggiare l’emergenza rifiuti a Palermo e nei comuni del comprensorio, consentendo alle due società di conseguire ingenti guadagni.
Leoluca Orlando ha commentato: “È mio dovere chiarire, ho fiducia nella magistratura e nella legittimità della mia attività svolta come sindaco per fronteggiare l’emergenza e l’assenza di un piano regionale dei rifiuti e di impiantistica pubblica, nonostante i ritardi della Regione nella realizzazione di una vasca di competenza a Bellolampo, nonostante le diffide e le sollecitazioni dell’amministrazione comunale”.
L’avviso di conclusione delle indagini è firmato dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, e vistato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. I magistrati hanno chiesto misure personali per gli indagati e il sequestro dei beni delle due società indagate, ma il gip ha rigettato la richiesta. La Procura ha presentato appello contro la decisione del gip, chiedendo al Tribunale di riformare la decisione e di disporre il sequestro dei beni della Rap di Palermo e dell’Oikos, e la nomina di amministratori.
Bullet Executive Summary
La gestione dei rifiuti è un tema centrale nella transizione ecologica, che mira a ridurre l’impatto ambientale delle attività umane attraverso pratiche sostenibili. Questo caso evidenzia come la mancanza di trasparenza e il mancato rispetto delle normative possano portare a gravi conseguenze ambientali e legali. È fondamentale che le autorità competenti vigilino attentamente sulla gestione dei rifiuti per garantire che le pratiche adottate siano conformi alle leggi e rispettino l’ambiente.
Una nozione avanzata di economia circolare applicabile a questo caso è la necessità di implementare sistemi di tracciabilità dei rifiuti, che permettano di monitorare il percorso dei rifiuti dalla produzione allo smaltimento. Questo non solo garantisce maggiore trasparenza, ma aiuta anche a identificare e correggere eventuali anomalie nel processo di gestione dei rifiuti. La tracciabilità può essere supportata dall’uso di tecnologie avanzate come blockchain e IoT, che offrono soluzioni innovative per una gestione più efficiente e sostenibile dei rifiuti.
In conclusione, questo caso ci invita a riflettere sull’importanza di una gestione dei rifiuti trasparente e conforme alle normative, come parte integrante della transizione ecologica e della sostenibilità. Solo attraverso un impegno collettivo e l’adozione di tecnologie avanzate possiamo sperare di costruire un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
- Sezione della pagina del Comune di Palermo sull'amministrazione trasparente, utili informazioni sulla gestione dei rifiuti nel comune di Palermo
- Sito ufficiale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, utile per approfondire sulla gestione delle indagini e delle azioni legali relative al caso.
- Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, per informazioni sulla gestione dei rifiuti in Sicilia
- Sito ufficiale del Comune di Catania, utile per trovare informazioni sulla gestione dei rifiuti e sull'ambiente nella città di Catania.