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- Il piano rifiuti del 2022 non prevede un aumento della produzione pro capite di rifiuti e punta a un riciclaggio del 65% entro il 2035.
- Torino gestisce oltre 570 mila tonnellate di rifiuti all'anno e potrebbe potenziare l'impianto esistente al Gerbido.
- Investimenti per il nuovo inceneritore stimati tra 400 e 700 milioni di euro, con utili del termovalorizzatore del Gerbido che nel 2023 sono stati di 36,7 milioni di euro.
In Piemonte si è acceso un vivace dibattito riguardo alla necessità di costruire un nuovo inceneritore per la gestione dei rifiuti. La questione è stata sollevata dal presidente dell’Autorità regionale per i rifiuti, Paolo Foietta, che ha ricevuto candidature da Torino, Asti e Ghemme per ospitare il nuovo impianto. Tuttavia, non tutti concordano con questa iniziativa. Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC-SE, ha espresso la sua opposizione, sottolineando che un nuovo inceneritore potrebbe essere dannoso e non necessario. Secondo Deambrogio, le previsioni del piano rifiuti del 2022 non giustificano un aumento della produzione pro capite di rifiuti e non rispettano la Direttiva (EU) 2018/851, che prevede un aumento del riciclaggio dei rifiuti urbani al 65% entro il 2035.
Le Candidature di Torino, Asti e Ghemme
Le città di Torino, Asti e Ghemme hanno avanzato le loro candidature per ospitare il nuovo inceneritore. Torino propone di potenziare l’impianto esistente al Gerbido, che attualmente gestisce oltre 570 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Asti, invece, ha proposto l’area di Quarto, mentre Ghemme ha suggerito di utilizzare una discarica dismessa recentemente bonificata. La decisione finale sarà presa in primavera, e l’ipotesi più probabile sembra essere il potenziamento dell’impianto di Torino, data la sua capacità di gestire grandi quantità di rifiuti.
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Implicazioni Economiche e Ambientali
La costruzione di un nuovo inceneritore o il potenziamento di quello esistente comporterebbe investimenti significativi, stimati tra i 400 e i 700 milioni di euro. Questi progetti industriali potrebbero portare benefici economici ai comuni coinvolti, come dimostrato dal termovalorizzatore del Gerbido, che nel 2023 ha generato utili per 36,7 milioni di euro, di cui 7,7 milioni incassati dal Comune di Torino. Tuttavia, le implicazioni ambientali sono altrettanto importanti. L’analisi del ciclo di vita (LCA) suggerisce che lo scenario senza nuovi inceneritori sarebbe meno impattante, considerando i costi diretti e indiretti delle emissioni inquinanti e climalteranti.
Conclusioni e Prospettive Future
La questione dell’inceneritore in Piemonte è complessa e richiede una valutazione attenta delle esigenze ambientali ed economiche. Mentre alcuni vedono l’opportunità di ridurre i rifiuti indifferenziati e generare profitti, altri temono l’impatto ambientale e la mancanza di soluzioni sostenibili a lungo termine. La decisione finale avrà implicazioni significative per la gestione dei rifiuti nella regione e per il futuro della sostenibilità ambientale.
Nella transizione ecologica, la gestione dei rifiuti è un elemento cruciale. La riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio sono i pilastri di un’economia circolare sostenibile. In questo contesto, gli inceneritori possono rappresentare una soluzione temporanea, ma non devono distogliere l’attenzione dall’importanza di migliorare la qualità della raccolta differenziata e di ridurre la produzione di rifiuti alla fonte.
Un concetto avanzato di economia circolare è quello di “design for disassembly”, che prevede la progettazione di prodotti in modo che possano essere facilmente smontati e riciclati. Questo approccio non solo riduce i rifiuti, ma promuove anche l’innovazione e la creazione di nuovi modelli di business sostenibili. Riflettendo su queste tematiche, possiamo chiederci come possiamo contribuire individualmente e collettivamente a un futuro più sostenibile, in cui le risorse naturali siano utilizzate in modo responsabile e i rifiuti siano ridotti al minimo.