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- Il Comitato 'Non bruciamo il futuro' si oppone alla costruzione dell'inceneritore in Umbria, costituitosi sei mesi fa.
- Rischio di dover importare rifiuti: attualmente l'Umbria produce solo 130.000 tonnellate di rifiuti annui rispetto alle 170.000 tonnellate richieste dall'impianto.
- Presentato quarto ricorso contro il termovalorizzatore di Santa Palomba da parte dei comitati dei Castelli Romani e altre associazioni.
- Proposta di mozione del Comitato Rifiuti Zero per impedire l'inceneritore a Fiumicino, supportata da 12.000 firme.
Il Comitato “Non bruciamo il futuro” della Media Valle del Tevere si oppone fermamente alla costruzione di un nuovo inceneritore in Umbria, evidenziando l’importanza di soluzioni sostenibili per la gestione dei rifiuti. Costituitosi sei mesi fa, il Comitato ha invitato tutti i Comuni e le Province dell’Umbria a prendere posizione contro il Piano regionale di gestione dei rifiuti, formalizzando il dissenso verso la costruzione dell’inceneritore.
Roberto Cerquaglia, portavoce del Comitato, ha sottolineato che la nascita del Comitato è stata una risposta alla necessità di opporsi a un progetto considerato inutile, dannoso e antieconomico. Cerquaglia ha dichiarato: “Riteniamo che il ciclo dei rifiuti debba essere chiuso con soluzioni che tutelino l’ambiente e la salute dei cittadini e che siano compatibili con l’impostazione della gestione dei rifiuti in Umbria, caratterizzata da un grande impegno nella raccolta differenziata.”
Il Comitato ha sostenuto chiunque si impegni per fermare la realizzazione dell’impianto, senza preclusioni politiche o ideologiche. Tuttavia, nel mese di luglio è stato pubblicato il bando Auri per la presentazione di progetti relativi alla costruzione dell’opera, e il Comitato è fermamente convinto che ogni iniziativa debba essere assunta per fermare l’iter amministrativo in corso. Questo anche in considerazione delle prospettive di diminuzione dei rifiuti non trattati e/o residuali, della decrescita della popolazione residente in Umbria, delle azioni di riciclo e riuso già in essere e delle tecnologie alternative già esistenti.
“Vi è il concreto rischio che da qui a breve, e comunque entro il periodo di esercizio dell’impianto, gli umbri saranno costretti a diminuire la raccolta differenziata o ad importare rifiuti da altre regioni per garantire un approvvigionamento annuo di circa 170.000 tonnellate all’anno. L’Umbria da sola, infatti, non supera le 130.000 tonnellate all’anno.”
Termovalorizzatore, fioccano i ricorsi contro l’impianto
Il numero dei ricorsi contro la realizzazione del termovalorizzatore di Santa Palomba è salito a quattro. Ai sindaci di Ardea ed Albano Laziale, e ai due procedimenti aperti da altrettanti coordinamenti civici, si è aggiunto un altro ricorso da parte dei comitati dei Castelli Romani. Questo ricorso, che verrà discusso in aula all’inizio di luglio, vede la partecipazione dei comitati di quartiere di Albano, Pavona e Cecchina, Fare Castelli, l’Anpi locale, il movimento per il Cambiamento, il circolo di Legambiente Appia Sud “Il Riccio” e la sezione territoriale di Italia Nostra, unitamente all’associazione Forum Ambientalista e all’azienda agricola Ceglia.
I ricorrenti hanno dichiarato: “Vogliamo tutelare la salute, garantendo aria e cibo non contaminati per tutti. Le aziende dell’agro romano meridionale, infatti, vendono i propri prodotti di eccellenza a Roma e in giro per il mondo, grazie anche a certificazioni di qualità come quelle biologiche, impossibili da mantenere con un inceneritore sul territorio.”
Il piano rifiuti presentato dal sindaco di Roma e commissario straordinario è stato contestato insieme al termovalorizzatore. Il ricorso, affidato all’avvocato Claudio Tamburini, solleva rilievi legati alla tempistica con cui l’impianto di Santa Palomba dovrebbe entrare in funzione, previsto per il 2026, dopo l’anno santo. I poteri commissariali affidati a Gualtieri si legano proprio all’appuntamento giubilare, un apparente paradosso evidenziato anche da altri ricorrenti.
I comitati e le associazioni firmatarie del quarto ricorso hanno ricordato: “Vogliamo promuovere la riduzione del rifiuto all’origine e l’avanzamento dell’Italia in un settore strategico come quello del recupero dei materiali dalle miniere urbane, determinante per la sopravvivenza del pianeta, e per portare occupazione e benessere diffusi.” L’udienza è fissata per il 5 luglio.
- 🌟 Ottimo lavoro del Comitato per un futuro sostenibile......
- ❌ La costruzione di un inceneritore è un errore enorme......
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Il Comitato Rifiuti Zero presenterà una proposta di mozione
Il Comitato Rifiuti Zero presenterà una proposta di mozione per impedire la costruzione di un inceneritore a Fiumicino. Una manifestazione è stata indetta per il 23 luglio, sesto sabato di mobilitazione, durante la quale saranno consegnate 12.000 firme contro l’impianto di trattamento dei rifiuti al sindaco Canapini. Il Comitato ha comunicato che, dopo cinque manifestazioni tenute con successo crescente a Torrimpietra e Fregene, raggiungerà finalmente i cittadini di Fiumicino – Isola Sacra, apparentemente ancora assopiti.
Il Comitato ha filmato il “sistema Peccioli”, equiparabile a quello di Malagrotta, e ha sottolineato che la tappa di Fiumicino – Isola Sacra è fondamentale per sensibilizzare la parte più popolata del territorio ancora quasi ignara del pericolo incombente. La conversione in deliberazione della proposta di legge alternativa sui rifiuti in consiglio regionale dimostra che un’inversione di rotta nella gestione dei rifiuti del Lazio è possibile.
Se la commissione Ambiente e l’aula consiliare approveranno il testo presentato dai cittadini, si renderà obbligatoria la raccolta porta a porta, rendendo inutili gli inceneritori e marginali le discariche. Questo principio creerebbe finalmente due filiere concorrenziali, in cui chi fa raccolta si occupa del riciclo e del recupero, rendendo residuale lo smaltimento in discarica e/o incenerimento, come prevede la legge comunitaria e nazionale.
“Non abbiamo quindi bisogno di nuovi inceneritori il cui costo di un unico impianto equivale al costo dell’estensione della raccolta porta a porta su tutta Roma.”
Termovalorizzatore, i contrari non mollano
Come ampiamente annunciato dalle associazioni ricorrenti, il termovalorizzatore di Gualtieri finisce al Consiglio di Stato. Ieri mattina a Palazzo Spada è stato discusso in sede cautelare l’appello presentato da Rete Tutela Roma Sud, insieme a Forum Ambientalista e azienda agricola Ceglia, patrocinate dall’avvocato Tamburini. Ricordiamo che in primo grado, il Tar ha bocciato tutti i ricorsi in merito provenienti anche da altre associazioni contrarie all’impianto destinato a sorgere su un terreno di Santa Palomba.
I comitati hanno dichiarato: “Roma e la Città Metropolitana hanno diritto alla soluzione migliore che rispetti l’ambiente, la salute e il principio di economicità. Tra le motivazioni del ricorso anche la mancata valutazione delle alternative impiantistiche e strategiche prevista dalla Normativa Europea, per individuare la migliore soluzione.” Il dubbio, anche a seguito della presentazione di un solo progetto da parte di Acea, è che l’incenerimento non sia la soluzione migliore per la città, ma la più redditizia per chi dovrà realizzarla e gestirla.
Il procedimento di valutazione ambientale si è limitato a confermare la scelta precostituita, vanificando le numerose osservazioni presentate e mortificando ogni ragione di partecipazione dei cittadini. Altro aspetto scandaloso è il rinvio dell’obiettivo minimo di raccolta differenziata del 65% al 2030, vera causa del degrado a Roma. Il termovalorizzatore non c’entra nulla con i problemi di raccolta dei rifiuti dell’AMA, e tanto meno con il Giubileo, per il quale lo stesso Piano di Gualtieri prevede l’invio dei rifiuti in altre Regioni o all’estero.
“Non si spende un miliardo di euro per un picco di produzione ogni 25 anni. Il ricorso serve ad aiutare Roma a fare le scelte giuste, riducendo e riusando gli scarti, riciclando le risorse secondo le migliori tecnologie disponibili.”
Bullet Executive Summary
La transizione ecologica, la gestione delle risorse naturali, la sostenibilità e l’economia circolare sono temi cruciali per il nostro futuro. La gestione dei rifiuti, in particolare, rappresenta una sfida complessa che richiede soluzioni innovative e sostenibili. L’opposizione alla costruzione di nuovi inceneritori, come evidenziato dai vari comitati e associazioni, sottolinea l’importanza di promuovere il riciclo, il riuso e la riduzione dei rifiuti alla fonte. La sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale, e richiede un impegno collettivo e una visione a lungo termine.
Una nozione base di transizione ecologica è che essa implica un cambiamento sistemico verso un modello di sviluppo sostenibile, che tenga conto dell’impatto ambientale delle attività umane e promuova l’uso efficiente delle risorse naturali. Questo include la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione delle energie rinnovabili e l’adozione di pratiche di economia circolare.
Una nozione avanzata di economia circolare applicabile al tema della gestione dei rifiuti è il concetto di “miniere urbane”. Questo approccio vede i rifiuti non come un problema da eliminare, ma come una risorsa da recuperare e riutilizzare. Le tecnologie avanzate permettono di estrarre materiali preziosi dai rifiuti, riducendo la necessità di nuove materie prime e contribuendo alla sostenibilità ambientale ed economica. La promozione di questo modello richiede politiche innovative, investimenti in ricerca e sviluppo e una forte collaborazione tra settore pubblico e privato.
In conclusione, riflettere su questi temi ci invita a considerare il nostro ruolo nella costruzione di un futuro sostenibile. Ogni scelta, ogni azione conta. La gestione dei rifiuti è solo un tassello di un puzzle più grande che riguarda la nostra responsabilità verso il pianeta e le future generazioni. La strada verso la sostenibilità è lunga e complessa, ma è un percorso che dobbiamo intraprendere con determinazione e consapevolezza.