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- Il continente europeo genera circa 5,8 milioni di tonnellate di scarti tessili ogni anno, con solo l'1% riciclato.
- La produzione di una maglietta di cotone richiede circa 2.700 litri di acqua dolce.
- L'Italia ricicla il 27,1% dei rifiuti tessili, con il 65,5% destinato al riutilizzo.
L’Unione Europea ha avviato un cammino di rilevanza verso la sostenibilità nel comparto della moda, noto per le sue criticità ambientali. Con l’adozione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csddd), l’UE si propone di ridurre l’impronta ecologica e sociale del “fast fashion”. Questa normativa richiede alle imprese di aderire a criteri stringenti riguardanti la sostenibilità e i diritti umani, mostrando un avanzamento verso una filiera tessile più consapevole. Ciononostante, l’attuazione di tali normative si scontra con il modello di business di società come Shein e Temu, il cui successo si basa su una produzione abbondante a costi ridotti. Sarà l’UE in grado di rivoluzionare il panorama l’industria della moda? La risposta a questo interrogativo potrebbe rappresentare una svolta registrando un cambiamento epocale nel modo in cui i consumatori e le imprese intendono e affrontano la moda.
Il Problema del Fast Fashion
Ogni anno, il continente europeo genera circa 5,8 milioni di tonnellate di scarti tessili, equivalenti a circa 11 kg pro capite, dei quali solo una piccola frazione, l’1%, viene recuperata attraverso il riciclo. La manifattura tessile richiede un impiego estensivo di risorse naturali, come l’acqua e il suolo. Ad esempio, la produzione di una singola maglietta di cotone assorbe circa 2.700 litri di acqua dolce. Inoltre, il settore tessile risulta responsabile di circa il 10% delle emissioni mondiali di anidride carbonica e del 20% della contaminazione delle fonti di acqua potabile. Questo settore ha un impatto devastante sull’ambiente e sulle società, rendendo urgente un cambiamento radicale.
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La Normativa UE e le Sfide del Settore
La recente direttiva dell’Unione Europea obbliga le società a tracciare le proprie catene di produzione, valutando i pericoli ambientali e sociali, e avviando sistemi di controllo e di rendicontazione. In precedenza, solo le aziende altamente orientate verso la sostenibilità intraprendevano tali pratiche, ma ora tutte le aziende, partendo dalle più grandi, sono tenute a rendicontare apertamente i loro impatti. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha sottolineato l’importanza di garantire condizioni di parità attraverso controlli doganali, fiscali e di sostenibilità. In un contesto di crisi economica, molti consumatori sono attratti da capi a prezzi accessibili, ma la crescente consapevolezza ambientale sta spingendo verso scelte più etiche e sostenibili.
Il Ruolo Cruciale della Responsabilità Estesa del Produttore
Nel contesto della campagna “Impianti Aperti on the Road”, è stato evidenziato il ruolo fondamentale della responsabilità estesa del produttore nella filiera tessile. La proposta di revisione della direttiva quadro rifiuti mira a migliorare la qualità e la durata dei prodotti, contrastando il fast fashion e introducendo nuovi strumenti per la gestione del post consumo. L’Italia vanta eccellenze industriali nella raccolta e selezione dei rifiuti tessili, come l’impianto di Humana People to People Italia, che tratta fino a 12.000 tonnellate annue di abiti usati. Questo impianto rappresenta un esempio di economia circolare, con il 65,5% dei materiali destinati al riutilizzo e il 27,1% al riciclo. La collaborazione tra operatori del settore, istituzioni e brand è essenziale per costruire una filiera sostenibile e trasparente.
Conclusioni e Riflessioni
La transizione ecologica nel settore tessile è un processo complesso ma necessario. La nozione base di sostenibilità ci insegna che ogni capo di abbigliamento ha un impatto ambientale, e scegliere prodotti di qualità e duraturi è un passo verso un futuro più sostenibile. A livello avanzato, la responsabilità estesa del produttore rappresenta un’opportunità per ridurre i rifiuti e promuovere il riutilizzo e il riciclo. Questo approccio richiede una collaborazione tra tutti gli attori della filiera, dai produttori ai consumatori, per creare un sistema che valorizzi le risorse e riduca l’impatto ambientale. Riflettendo su questi temi, possiamo chiederci: come possiamo, come individui e comunità, contribuire a un cambiamento positivo nel settore della moda? La risposta potrebbe risiedere nelle nostre scelte quotidiane e nella volontà di sostenere pratiche più etiche e sostenibili.
- Sito ufficiale della Commissione Europea sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive, con informazioni approfondite sulla normativa e sugli obiettivi di sostenibilità
- Pagina ufficiale dell'Unione Europea sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive e sulle iniziative per la sostenibilità
- Sito ufficiale della Commissione Europea sulla strategia per i tessuti sostenibili e circolari
- Discorso della Presidente Ursula von der Leyen sulla riduzione degli sprechi nel settore della moda