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- La CSRD coinvolgerà circa 50 mila imprese europee nei prossimi 5 anni.
- Nel 2025, grandi imprese con più di 500 dipendenti dovranno iniziare a rendicontare le informazioni ESG.
- La Consob e l'ESMA stanno lavorando per evitare il greenwashing e migliorare la trasparenza delle informazioni finanziarie sostenibili.
Negli ultimi anni, la consapevolezza riguardo agli aspetti ESG (Environmental, Social, Governance) è aumentata notevolmente nel mercato dell’opinione pubblica. In questo contesto, gli aspetti ESG hanno assunto un ruolo centrale come chiave di lettura per valutare la performance e la responsabilità sociale delle imprese. Ma cosa si intende esattamente per ESG?
Partendo dalla definizione storica di sviluppo sostenibile, formulata nel 1987 nel Rapporto di Brundtland: “lo sviluppo che soddisfa i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”, emerge l’importanza di un uso consapevole delle risorse, interconnesso con questioni di equità sociale ed economica. La sostenibilità, quindi, non riguarda solo i temi ambientali, ma anche le necessità delle persone e le azioni legate alle imprese.
L’acronimo ESG indica aspetti ambientali, sociali e di governance. Questi tre pilastri rappresentano dimensioni non finanziarie che le imprese devono considerare nel loro operato. L’aspetto ambientale riguarda gli impatti dell’impresa nei confronti dell’ambiente, come l’utilizzo delle risorse naturali, la gestione dei rifiuti e l’emissione di gas climalteranti. L’aspetto sociale, invece, riguarda il comportamento dell’azienda nei confronti delle persone e delle comunità, includendo tematiche quali il rispetto dei diritti umani, l’equità nelle condizioni di lavoro, la salvaguardia della diversità e dell’inclusione, la salute e la sicurezza sul lavoro e il benessere delle comunità locali. Infine, la dimensione di governance considera la struttura di gestione dell’impresa, promuovendo politiche di trasparenza e responsabilità, elementi di diversità nel gruppo dirigente e sistemi di retribuzione.
L’Unione Europea ha posto una particolare attenzione sul tema della sostenibilità, sviluppando una fitta rete normativa negli ultimi quattro anni. I vincoli legislativi sono driver efficaci per indirizzare le scelte di cittadini e imprese. La strategia del “Green Deal europeo” mira a trasformare l’Unione Europea in una società priva di emissioni di gas climalteranti con una nuova economia di mercato competitiva e attenta alle persone, senza lasciare indietro nessuno.
La Direttiva CSRD e il Nuovo Quadro Normativo
L’obiettivo ambientale della Commissione Europea sarà raggiunto se la crescita economica sarà disaccoppiata dal consumo di combustibili fossili. Il disaccoppiamento intende una crescita economica abbinata a una diminuzione del consumo di combustibili fossili. La visione europea di un sistema economico-finanziario sostenibile trova applicazione nella direttiva 2022/2464 “Corporate Sustainability Reporting Directive” (CSRD), entrata in vigore il 5 gennaio 2023.
La CSRD prescrive l’obbligo per le grandi aziende di comunicare informazioni non finanziarie, aiutando gli stakeholders nella comprensione e valutazione degli aspetti ESG. Le informazioni di sostenibilità devono essere rendicontate nel bilancio civilistico e sono pertinenti anche sul piano finanziario. Lo spettro di applicazione della CSRD è più ampio rispetto alla precedente norma, la direttiva 2014/95/UE “Non Financial Reporting Directive”, coinvolgendo nei prossimi 5 anni circa 50 mila imprese europee.
La Commissione Europea ha predisposto una roadmap temporale per i soggetti obbligati a conformarsi alla direttiva:
– Nel 2025, grandi imprese che superano i 500 dipendenti e uno dei seguenti limiti: ricavi netti superiori a € 40 milioni; stato patrimoniale attivo superiore a € 20 milioni.
– Nel 2026, grandi imprese non quotate che superano due dei seguenti limiti: numero medio di 250 dipendenti; ricavi netti superiori a € 40 milioni; stato patrimoniale attivo superiore a € 20 milioni.
– Nel 2027, PMI quotate (eccetto microimprese), piccole istituzioni di credito non complesse e imprese assicurative dipendenti da un gruppo che superano due dei seguenti limiti: numero medio tra 10 e 250 dipendenti; ricavi netti tra € 700 mila e € 40 milioni; stato patrimoniale attivo compreso tra € 350 mila e € 20 milioni. Per le PMI quotate è prevista l’opzione di non applicare la normativa per due anni, fino al 2028.
– Nel 2029, imprese capogruppo extra UE con fatturato superiore ai € 150 milioni all’interno dell’Unione per due esercizi consecutivi e almeno uno dei due criteri: un’impresa figlia avente requisiti dimensionali della CSRD; una succursale con ricavi netti superiori a € 40 milioni nell’esercizio precedente.
Per i soggetti di applicazione della CSRD, la norma richiede di riportare informazioni sugli impatti dell’impresa sulle questioni ambientali, sociali e di governance, nonché sui fattori di sostenibilità che influenzano le attività e i risultati dell’impresa (doppia materialità).
Il Ruolo della Consob e dell’ESMA nella Finanza Sostenibile
La Consob ha recentemente richiamato l’attenzione degli intermediari affinché assicurino che le informazioni sulla finanza sostenibile relative ai temi ESG siano chiare, concise e comprensibili anche per la clientela meno sofisticata. Le preferenze e i bisogni dei clienti su questi temi devono essere considerati nella valutazione di adeguatezza degli investimenti e nel governo dei prodotti. La Consob, nell’attività di monitoraggio degli approcci operativi rilevati, ha sottolineato elementi-chiave meritevoli di considerazione nell’attuale stadio di attuazione del quadro normativo.
Parallelamente, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha sviluppato misure di salvaguardia contro il greenwashing e ha delineato sette raccomandazioni per la Commissione Europea in materia di finanza sostenibile. Tra queste, la necessità di rendere la tassonomia dell’UE l’unico punto di riferimento comune per la valutazione della sostenibilità e di completare la tassonomia per tutte le attività legate alla sostenibilità ambientale, sviluppando anche una tassonomia sociale.
L’ESMA ha inoltre suggerito di rendere più chiara e meno soggetta a libere interpretazioni la definizione di investimenti sostenibili adottata dal regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation). L’eccessiva libertà di discrezione nell’utilizzo dei parametri nel regolamento SFDR non garantisce l’ambizione minima di sostenibilità dei prodotti finanziari che gli enti di normazione auspicherebbero. Il riconoscimento della tassonomia come unico punto di riferimento per il quadro giuridico ovvierebbe a questo problema di discrezionalità.
Strumenti e Normative per la Transizione Ecosostenibile
Antonio Schioppi, ESG Strategy e Reporting Specialist del Gruppo BCC Iccrea, nel suo libro “Rendicontazione delle informative strategie per la transizione ecosostenibile: ruolo della Tassonomia ESG”, chiarisce i punti sulla Tassonomia ESG, uno strumento che monitora la transizione ecosostenibile delle aziende. Il testo guida il lettore verso la conoscenza delle normative sulla sostenibilità e fornisce indicazioni per la rendicontazione delle informative qualitative e quantitative per imprese finanziarie e non.
Il libro parte dalla spiegazione del Green Deal europeo, annunciato nel 2019, che include iniziative ambiziose per affrontare le sfide globali dei cambiamenti climatici, con un investimento di 1000 miliardi di euro. Esamina inoltre il Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile, che mira a reindirizzare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili. La necessità di prevedere informative qualitative e quantitative della Tassonomia ESG è cruciale per classificare le attività economiche sostenibili in base a sei obiettivi ambientali: mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine, transizione verso un’economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
La Tassonomia ESG è uno strumento ideato per aiutare gli investitori a individuare attività economiche ecologicamente sostenibili, promuovere la transizione verso un futuro a emissioni zero e indirizzare i finanziamenti verso soluzioni per contrastare la crisi climatica e prevenire danni ambientali. Questo strumento fornisce un quadro di riferimento per investitori e aziende, supportando gli sforzi di pianificazione e finanziamento della transizione e proteggendo dalle pratiche di greenwashing.
Bullet Executive Summary
La transizione ecologica è un processo complesso che richiede un impegno congiunto da parte di governi, imprese e cittadini. La crescente importanza degli aspetti ESG nel contesto aziendale e le normative come la CSRD e la Tassonomia ESG rappresentano passi fondamentali verso un futuro sostenibile. Le raccomandazioni della Consob e dell’ESMA sottolineano l’importanza di una comunicazione chiara e trasparente per evitare il greenwashing e garantire che gli investitori possano fare scelte informate.
Nozione base: La transizione ecologica implica il passaggio da un modello economico basato su combustibili fossili a uno sostenibile, che utilizza risorse rinnovabili e riduce le emissioni di gas serra.
Nozione avanzata: L’economia circolare è un modello economico che mira a ridurre al minimo i rifiuti e a fare un uso efficiente delle risorse. Questo modello si basa su principi di riparazione, riutilizzo e riciclo, promuovendo la sostenibilità a lungo termine.
In conclusione, la strada verso la sostenibilità è lunga e complessa, ma le normative e gli strumenti sviluppati finora rappresentano un solido punto di partenza. È fondamentale che tutti gli attori coinvolti continuino a collaborare e a innovare per garantire un futuro prospero e sostenibile per le generazioni future.