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Gender Day alla COP29: un passo decisivo verso l’uguaglianza climatica

Alla COP29, il Gender Day mette in luce la necessità di politiche climatiche inclusive, evidenziando la sottorappresentazione delle donne e le sfide per il finanziamento delle vittime del cambiamento climatico.
  • Il 41% degli iscritti alla COP29 sono donne, ma solo 8 su 78 capi di stato erano donne nei primi giorni.
  • Secondo l'ONU, il 80% degli sfollati a causa del cambiamento climatico sono donne.
  • Entro il 2050, il cambiamento climatico potrebbe spingere 158 milioni di donne e bambine nella povertà.

Alla COP29, il 21 novembre è stato scelto come Gender Day, con l’obiettivo di sottolineare il legame cruciale tra questioni climatiche e di genere. Questo giornata si colloca in un itinerario avviato con il Summit della Terra del 1992, che ha visto poi la nascita della Women and Gender Constituency nel 2009, seguita dal Lima Work Programme on Gender introdotto nel 2014. Durante la COP25 a Madrid, si è adottato il Gender Action Plan, concepito per potenziare la partecipazione femminile all’interno delle delegazioni e includere una visione di genere nelle strategie per il clima. Alla COP29 è tempo di analizzare il cammino percorso, identificare traguardi raggiunti e lacune persistenti, e tracciare i percorsi indispensabili per una politica climatica più inclusiva e attenta al genere.

Per quale motivo una giornata specifica dedicata al genere in una conferenza climatica? Gli effetti della crisi climatica non vengono sperimentati in maniera indiscriminata. Secondo UN Women, le donne e le ragazze sono esposte in modo particolare alle implicazioni del cambiamento climatico, che minano i loro mezzi di sostentamento e il loro stato di salute. Soprattutto in contesti di povertà, le donne si trovano ad affrontare rischi amplificati e spesso hanno minor accesso a diritti essenziali. L’ONU rileva che l’80% degli sfollati a causa del cambiamento climatico sono donne e prevede che entro il 2050, il cambiamento climatico potrebbe peggiorare le condizioni di vita per 158 milioni di donne e bambine, spingendole nella povertà.

La Sotto Rappresentazione delle Donne alla COP29

La COP29 tenutasi a Baku ha messo in luce la continua sottorappresentazione delle donne nei meccanismi decisionali. Malgrado il 41% degli iscritti sia di sesso femminile, solo 8 dei 78 capi di stato presenti nei primi giorni erano donne. Questa sproporzione emerge nel processo decisionale, mentre delegazioni di paesi con politiche più conservatrici ostacolano la riconoscenza del contributo femminile. Veronika Bagi, negoziatrice ungherese, ha espresso preoccupazione rispetto a tentativi di attenuare le formulazioni volte a supportare il genere che erano state concordate dieci anni prima. Arabia Saudita e Russia stanno frenando nuove promesse riguardo all’uguaglianza di genere, con critiche rivolte al Vaticano per il suo rifiuto ad adottare un linguaggio inclusivo in termini di genere.

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  • 👏 Un'iniziativa fondamentale per l'equità di genere......
  • 🤔 Ancora una volta, molte parole e pochi fatti......
  • 🌍 È interessante notare come le tensioni culturali influenzino le politiche......

Il Dibattito sul Finanziamento delle Donne Vittime del Cambiamento Climatico

Alla COP29, il Vaticano e altri paesi come Russia, Iran, Arabia Saudita ed Egitto hanno impedito l’approvazione di un’intesa che mirerebbe ad offrire aiuti economici alle donne affette dalle conseguenze climatiche. La divergenza risiede nella definizione di “genere”, con chi teme che il termine possa abbracciare anche le persone LGBTQ+. La posizione del Vaticano è che le risorse debbano andare esclusivamente a donne e ragazze, escludendo il supporto ad altre realtà di genere. La Ministra dell’Ambiente della Colombia, Susana Muhamad, ha criticato la lentezza nel raggiungere un consenso, sottolineando la centralità del rispetto dei diritti umani.

Verso una Politica Climatica Inclusiva

Il Gender Day alla COP29 si propone come un trampolino per una politica sul clima che consideri essenziale una visione di genere. La partecipazione su base paritaria è un diritto imprescindibile, come rimarcato da Simon Stiell, segretario esecutivo dell’UNFCCC. Tuttavia, il percorso verso un’azione climatica veramente inclusiva è ancora lungo, richiedendo dedizione e sforzo continuo da parte di tutti i paesi coinvolti.

La transizione ecologica intende ridefinire il nostro sistema economico e sociale con l’obiettivo di diminuire l’impatto ambientale e avanzare verso la sostenibilità. Essenziale in questo è il coinvolgimento di ogni voce, in particolare quelle femminili, maggiormente penalizzate dal cambiamento climatico. Senza equità nella rappresentanza di ogni genere, la sostenibilità resta irraggiungibile.

Nell’ambito dell’economia circolare, un paradigma che abbandona lo schema tradizionale di produzione e consumo lineare, si tende verso un uso più assennato delle risorse, diminuendo gli scarti e incentivando il riuso e il riciclo. Le donne, attraverso le loro competenze gestionali e innovative, possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere comportamenti sostenibili e circolari. Analizzando queste problematiche, risulta evidente la necessità di uno sforzo globale e collaborativo per affrontare le sfide ecologiche mondiali.

Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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