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- La Norvegia è al primo posto con il 72% di energia primaria da fonti rinnovabili nel 2023.
- Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, serviranno 40 milioni di nuove professionalità entro il 2050 per sostenere la transizione energetica.
- Nel 2023, sono stati aggiunti 473 GW al mix energetico globale, portando la capacità complessiva a 3.879 GW.
Il concetto di “rinnovabile” applicato all’energia è intuitivo. Si definisce rinnovabile una fonte che non si consuma ma può continuare a produrre energia per tutto il suo ciclo di esistenza. Non sono considerate energie rinnovabili tutte quelle derivanti dalla combustione, poiché ciò che si brucia sparisce per sempre. Sono invece rinnovabili le energie da fonti come vento, sole e onde, tutti elementi che continueranno ad esistere e a rinnovarsi.
Un ruolo particolare è ricoperto dall’energia nucleare. Sebbene non sia un’energia rinnovabile, tra le non rinnovabili offre inquinamento e impatto ambientale minori, al netto degli incidenti. La corsa alle energie rinnovabili e al “Green” è necessaria per ridurre la combustione di combustibili fossili, che aumenta l’inquinamento e la temperatura del pianeta. Ma a che punto siamo in Europa e nel mondo?
Non siamo ancora a buon punto per un motivo: produrre tecnologia per le fonti rinnovabili costa in termini energetici e di inquinamento. La produzione di una turbina eolica o di un pannello solare ha un costo in termini di inquinamento e emissioni di CO2. Tuttavia, la curva dei costi ambientali e dei benefici tende a migliorare nel tempo, seppur lentamente. Ora siamo in una fase in cui questa curva migliora più velocemente, fino a quando non raggiungeremo un livello in cui utilizzeremo solo energie rinnovabili per produrre tecnologia che generi energia rinnovabile.
Una valutazione per l’anno 2023 si basa sulla percentuale di energia primaria proveniente da fonti rinnovabili. La Norvegia è al primo posto con il 72%, seguita dalla Svezia con il 53% e dal Brasile con il 50%. La Danimarca e la Nuova Zelanda si attestano attorno al 42%, mentre l’Austria è al 40% e la Svizzera al 38%. Tra i Paesi mediterranei, la Spagna è al primo posto con il 25%, seguita dalla Grecia con oltre il 21% e dall’Italia con il 19%. Le grandi nazioni come la Cina sono al 16%, gli Stati Uniti solo all’11%, la Russia al 6.3% e l’India al 9.6%. Il motivo è semplice: queste nazioni producono la maggior parte della tecnologia e delle infrastrutture (pale eoliche, componenti, pannelli fotovoltaici) vendute ad altri paesi, come ad esempio l’Europa, nella corsa per il “Green”.
Allarme lavoratori qualificati: transizione a rischio
La diffusione delle energie rinnovabili richiederà, entro il 2050, una nuova forza lavoro qualificata e specializzata. Tecnici, ingegneri e progettisti saranno necessari per lo sviluppo, la realizzazione e la manutenzione di grandi parchi eolici e fotovoltaici, impianti di piccola generazione distribuita e altre tecnologie come l’eolico offshore, le energie marine, le bioenergie, la geotermia, i sistemi di accumulo e la produzione di idrogeno verde. Saranno inoltre fondamentali per la riqualificazione energetica degli edifici, le pompe di calore e le auto elettriche.
Secondo le previsioni dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena), nel World Energy Transition Outlook, serviranno almeno 40 milioni di nuove professionalità e competenze aggiuntive per sostenere la transizione energetica, quasi la metà delle quali nell’industria delle rinnovabili. Nonostante la crescita record nel 2023 (473 GW aggiuntivi al mix energetico globale per una capacità complessiva di 3.879 GW), il settore conferma un ritardo a causa di barriere strutturali e una notevole carenza di investimenti.
Irena avverte che, per raggiungere l’obiettivo del “net zero” al 2050, sarà necessario triplicare la capacità installata di energia rinnovabile entro i prossimi sei anni e aumentare gli attuali investimenti dai 570 miliardi di dollari del 2023 a una media di 1.550 miliardi di dollari tra il 2024 e il 2030. Tra le barriere, la carenza di competenze e manodopera qualificata comporterà una trasformazione nel mercato del lavoro, spesso trascurata dalle politiche dei Paesi negli accordi di Parigi sulla decarbonizzazione (Cop 21).
Un recente studio, “The failure to decarbonize global energy education system: carbon lock-in stranded skill sets”, curato dal Norwegian Institute of International Affairs, ha valutato la rapidità con cui l’istruzione superiore globale sta passando dai combustibili fossili alle energie rinnovabili nei contenuti dei corsi. Analizzando 18.400 università in 196 paesi, i risultati mostrano che il 68% dei titoli di studio mondiali su temi energetici è focalizzato sulle fonti fossili e solo il 32% sulle rinnovabili. Le università non riescono a soddisfare la crescente domanda di forza lavoro nel settore dell’energia pulita. Lo studio stima che i titoli universitari sull’energia saranno dedicati al 100% alle rinnovabili entro il 2107. Sebbene il divario si stia riducendo, non lo fa abbastanza velocemente, e il problema è più grave nei paesi in via di sviluppo, dove i professionisti nelle energie rinnovabili servirebbero di più. Esiste un notevole divario tra paesi più avanzati come quelli dell’Asia Pacifico, Nord America ed Europa rispetto a quelli meno avanzati come Africa, Medio Oriente, Eurasia, America centrale e meridionale, dove la percentuale di titoli di studio in combustibili fossili è maggiore.
L’Unione Europea sta cercando di contrastare l’emorragia di manodopera qualificata istituendo a giugno, con nove milioni di euro, l’Accademia per l’energia solare, la prima di una serie di accademie dell’Ue costituite nell’ambito della normativa sull’industria a zero emissioni per formare competenze nelle tecnologie pulite. Si stima che nella produzione di energia solare fotovoltaica entro il 2030 saranno necessari circa 66mila lavoratori qualificati affinché l’Europa consegua gli obiettivi sulle energie rinnovabili, garantendo competitività industriale. In tre anni, l’obiettivo è formare 100mila lavoratori nella catena del valore del fotovoltaico.
In Italia, secondo dati di Terna, lo scorso maggio il 52.5% della domanda di energia è stata coperta da fonti rinnovabili (era il 42.3% un anno fa). Questo è il valore mensile più alto di sempre, con l’idrico e il fotovoltaico che hanno superato del 30% e l’eolico del 10% le produzioni rispetto a maggio 2023. Un’ulteriore spinta sulle rinnovabili è attesa dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), inviato a Bruxelles, in cui il governo ha confermato una potenza green attesa al 2030 di 131 gigawatt (il 126% in più rispetto al 2021), con la fetta principale assicurata dal solare (79.2 GW) e dall’eolico, con un incremento di capacità di circa 74 GW sul 2021, di cui 57 GW da fotovoltaico e 17 GW da eolico. Il testo riporta riferimenti alle tecnologie innovative con l’obiettivo di 131 GW di oltre 5 GW di nuova capacità, tra cui l’eolico galleggiante, il fotovoltaico floating, l’agrivoltaico, le energie marine e la geotermia avanzata. Tuttavia, il documento non traccia il numero potenziale di competenze qualificate necessarie per la transizione energetica entro il 2030 né il numero di persone formate.
Triplicare le rinnovabili al 2030
La necessità di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile entro il 2030 è una delle sfide più urgenti e complesse che il mondo deve affrontare. Questo obiettivo è cruciale per raggiungere il “net zero” entro il 2050 e per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, il raggiungimento di questo traguardo richiede un impegno senza precedenti in termini di investimenti, innovazione tecnologica e formazione di una forza lavoro altamente qualificata.
Le previsioni dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) indicano che sarà necessario aumentare gli attuali investimenti dai 570 miliardi di dollari del 2023 a una media di 1.550 miliardi di dollari tra il 2024 e il 2030. Questo incremento è essenziale per superare le barriere strutturali e per colmare la carenza di competenze e manodopera qualificata. La trasformazione del mercato del lavoro sarà inevitabile e richiederà politiche mirate e accordi internazionali per garantire una transizione giusta e sostenibile.
Un altro aspetto cruciale è l’educazione e la formazione. Lo studio del Norwegian Institute of International Affairs ha evidenziato che il 68% dei titoli di studio mondiali su temi energetici è ancora focalizzato sulle fonti fossili. Questo divario deve essere colmato rapidamente per soddisfare la crescente domanda di professionisti nel settore delle energie rinnovabili. Le università e gli istituti di formazione devono adattarsi e aggiornare i loro programmi per preparare la prossima generazione di lavoratori alle sfide della transizione energetica.
Bullet Executive Summary
In conclusione, la transizione verso le energie rinnovabili è una delle sfide più importanti e complesse del nostro tempo. Sebbene siano stati fatti progressi significativi, c’è ancora molto da fare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO2. La carenza di lavoratori qualificati e la necessità di investimenti massicci sono ostacoli che devono essere superati con urgenza.
Nozione base: La transizione ecologica è il processo di cambiamento verso un sistema economico e sociale che riduce l’impatto ambientale e promuove la sostenibilità. Questo include l’adozione di energie rinnovabili, la riduzione dei rifiuti e l’uso efficiente delle risorse naturali.
Nozione avanzata: L’economia circolare è un modello economico che mira a ridurre al minimo i rifiuti e a mantenere il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse il più a lungo possibile. Questo approccio richiede un ripensamento radicale dei processi di produzione e consumo, promuovendo il riutilizzo, la riparazione e il riciclo.
La riflessione personale che possiamo trarre da questo articolo è che la transizione verso un futuro sostenibile richiede l’impegno di tutti noi. Non si tratta solo di grandi investimenti e politiche governative, ma anche di scelte quotidiane e di una maggiore consapevolezza delle nostre azioni. Ognuno di noi può contribuire a un futuro più verde e sostenibile.