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- Inizio dell'obbligo ESG dal 2024 per circa 50.000 aziende europee.
- Coinvolgimento indiretto di circa 200.000 PMI familiari italiane nella catena del valore.
- Le aziende investono mediamente lo 0,82% del loro fatturato annuo in sostenibilità.
- Il 84% del management aziendale ritiene di essere allineato agli obiettivi di riduzione delle emissioni.
L’Unione Europea ha intrapreso un passo cruciale verso la standardizzazione del reporting sulla sostenibilità, incaricando l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) di sviluppare linee guida uniformi. Dal primo gennaio 2024 saranno operativi gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) per le imprese europee obbligate, come stabilito dal Regolamento 2023/2772. Questo cambiamento rappresenta un significativo progresso per le aziende che precedentemente potevano scegliere liberamente tra diversi metodi di reportistica. La direttiva comunitaria sulla rendicontazione relativa alla sostenibilità (CSRD) si amplierà progressivamente a più organizzazioni, iniziando da quelle di interesse pubblico per poi includere anche le PMI quotate in borsa. Anche se al momento le PMI non quotate non sono obbligate, sentono la pressione dei loro stakeholder? clienti, fornitori e banche? a fornire dati precisi sulle loro attività sostenibili. L’EFRAG risponde sviluppando i principi VSME (Voluntary for Small Medium Enterprises), i quali offriranno una versione semplificata delle informazioni sociali e ambientali senza la necessità di esaminare la materialità o doppia materialità.
L’Effetto Domino delle Norme di Sostenibilità
L’introduzione dell’obbligo ESG (Environmental, Social and Governance) avrà un impatto su circa 50.000 aziende sul territorio europeo; tuttavia, il suo vero effetto si estenderà ben oltre queste stime iniziali. In Italia si calcola che potrebbero essere coinvolte indirettamente circa 200.000 PMI familiari, nel contesto della rendicontazione sulla catena del valore aziendale. Questa conseguenza a catena è particolarmente delicata per le piccole aziende a conduzione familiare: in mancanza di adeguate misure di supporto, rischiano una situazione critica nel loro operare quotidiano. La normativa comunitaria volta alla trasparenza sulla sostenibilità impone alle aziende di integrare nei bilanci oltre agli elementi finanziari ed economici tradizionali anche gli indicatori relativi agli aspetti ambientali e sociali nonché alla governance interna delle stesse organizzazioni aziendali. Le aziende maggiori avranno l’incarico di garantire che questo rispetto normativo sia applicato anche dai loro collaboratori e fornitori, diretti o indiretti, intrecciando una rete complessa con numerose altre entità aziendali. Tuttavia, molte piccole e medie imprese continuano a percepire tali richieste principalmente come questioni burocratiche, intravedendo scarsa remuneratività di fronte ai consistenti oneri associati. È quindi cruciale facilitare loro l’accesso tanto a risorse pubbliche e private quanto a schemi di supporto economico e tecnico, che le accompagnino verso una piena coscienza del mercato evoluto contemporaneo.
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Impegno Crescente delle Aziende verso le Tematiche ESG
Il rapporto “A world in balance 2024: Accelerating sustainability amidst geopolitical challenges” del Capgemini Research Institute sottolinea che le aziende stanno intensificando i loro sforzi per centrare gli obiettivi di sostenibilità, dedicando in media annualmente lo 0,82% del loro fatturato totale all’investimento in questo ambito. Un’ampia maggioranza, pari all’84% del management, sostiene che le proprie compagnie sono allineate agli obiettivi di riduzione delle emissioni. Nonostante ciò, il fenomeno del greenwashing resta preoccupante, con la percezione di oltre la metà dei consumatori che ritiene che le compagnie stiano sfruttando le iniziative sostenibili come mera facciata. La Tassonomia UE e la Greenwashing Directive stanno contribuendo a chiarificare gli standard e a incoraggiare la trasparenza nelle affermazioni ecologiche delle aziende.
Un Futuro Sostenibile: Oltre i Dogmi e i Formalismi
Una nuova concezione della sostenibilità sta emergendo tra il continente europeo e gli Stati Uniti. Negli USA vi è una minaccia di sanzioni per le aziende che pongono la sostenibilità al centro delle loro strategie, mentre in Europa prevalgono rigorose regolamentazioni. Nonostante ciò, i mercati finanziari non offrono ancora incentivi concreti alle organizzazioni che prenono positive nel panorama ecologico, mentre il settore bancario si trova a dover rafforzare le regole di concessione dei prestiti. È essenziale per queste imprese spostare l’attenzione da una visione dogmatica e istituzionale sui KPI tradizionali, verso politiche di sostenibilità radicate in solidi principi morali ed etici fondamentali. Così facendo, potranno conferire credibilità alle loro iniziative ottenendo successo in termini di neutralità climatica e promuovendo uno sviluppo sociale equo con una produzione economica.
Il passaggio verso modalità ecosostenibili necessita di una profonda trasformazione nell’uso delle materie prime; si tratta in effetti di un’evoluzione piuttosto complessa. All’interno di questo contesto, emerge l’economia circolare come concetto fondamentale per ridurre gli sprechi e massimizzare il potenziale di utilizzo delle risorse esistenti. Questo approccio non solo aiuta a tutelare l’ambiente, ma porta anche a significativi risparmi economici per le aziende. Un’idea avanzata è la “doppia materialità”, che comporta la valutazione sia dell’impatto delle attività aziendali sull’ambiente sia di come i cambiamenti ambientali incidono sulle attività aziendali. Questo approccio integrato è cruciale per un’efficace pianificazione strategica e per assicurare la sostenibilità a lungo termine. Reflettere su questi concetti ci invita a valutare come le nostre decisioni quotidiane, sia a livello personale che aziendale, possano contribuire a un futuro più sostenibile.